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Foresta Nazionale 1874-75

 

Categoria: Storia

Confinazioni della Foresta del Cansiglio - Stato italiano (1874/75 - 1965)

Con l’annessione del 1866 il Veneto, e con esso anche il territorio del Cansiglio, entrò a far parte del Regno d’Italia. Questi, pochi anni dopo, nel 1871, con legge 283 del 20 giugno, inserì la foresta nell’elenco dei Boschi demaniali inalienabili. (L'immagine del prospetto dei boschi demanializzati è tratta dal Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri – N.5 Anno II)

In base alla successiva ordinanza n. 26241/8189, emanata dal Regio Ministero dell’Agricoltura l’8 giugno 1873, la foresta venne confinata con appositi cippi in pietra nel corso del biennio 1874/5. A sovrintendere l’opera di posa dei cippi lapidei furono l’allora Ispettore L. Raffaelli ed il Sotto ispettore Castellani che, nel collocare i manufatti, seguirono per lunghi tratti il preesistente limite del cosiddetto Bosco d’Alpago, bandito dalla Serenissima nel 1548 ad uso dell’Arsenale.

I 300 originari termini vennero realizzati, forse anche sul luogo, in pietra locale a forma di tronco di piramide con incisa una croce sulla parte superiore, sul lato interno l’anno di posa e la sigla F.N. (Foresta Nazionale), mentre su un fianco il numero progressivo. Da resoconti dell’esecuzione dell’opera, il costo dei singoli manufatti, imputato ai Comuni interessati dai tratti di confine, si aggirava sulle 8-9 Lire. Interrati ad una profondità di 50 cm ed orientati secondo la direzione della linea di confine del demanio, la posa dei termini era poi completata con un piccolo fosso, profondo 30 cm e lungo 5 metri che, a sua volta, indicava la direttrice del confine della foresta. Il primo termine venne collocato sul Col Grande, confine tra i Comuni di Caneva e Polcenigo, gli altri seguirono poi a una distanza che varia a seconda della conformità del terreno, circoscrivendo così, in senso orario, un’area di circa 6.500 ettari. La posa dei termini si prolungò per due anni, nel 1874 ne vennero collocati 101, l’anno successivo ne vide completare l’opera con i rimanenti 199.

              

Primo ed ultimo dei 300 cippi originari collocati nel biennio 1874/75

In relazione alla definizione dei vari mezzimigli con i comuni limitrofi alla foresta, operatasi alla fine del XIX secolo, la confinazione demaniale subì una rettifica. La linea di demarcazione venne interrotta al cippo FN104, dove il sentiero del “Gaviol”, salendo dal Fadalto, entra in località Prese, per proseguire poi dal cippo FN117, sul versante orientale della Val Faldina, in corrispondenza del Monte Costa. I termini dal n.105 al n.116, che, seguendo l’antica confinazione veneziana, racchiudevano la sommità del Monte di Prese vennero pertanto a perdere la funzione di limite del demanio. Tale linea è ancor oggi ravvisabile in un muretto a secco al cui interno si possono scorgere i termini soppressi. Il nuovo tracciato, lungo la Val Faldina, venne marcato con 49 ravvicinati termini recanti la data 1895. L’ultimo di questi, il n.1 in ordine progressivo, coincide, con ogni probabilità, con l’originario 116° termine.  In seguito a questo intervento e in considerazione che nel corso di perlustrazioni si sono registrati tre termini con il progressivo duplicato (57, 64 e 297), il numero complessivo dei cippi demaniali diventò quindi pari a 340. Alcuni dei termini originari sono stati sostituiti con altri privi dell’iscrizione dell’anno di posa.

                       

Qui sopra due cippi FN1875 con destino diverso, il 114° è stato “soppresso” mentre il 116° “convertito” nel cippo 1FN 1895

Con il passaggio di circa 1500 ettari della foresta alla Regione Friuli Venezia Giulia, sancita dal DPR 958, 6 giugno 1965, i termini si ritrovavano quindi sotto due diverse amministrazioni e la foresta demaniale dello Stato a sua volta divisa mediante 126 piccoli cippi che, a partire dal cippo 28 FN, posto in alla Crosetta, giungono in alta Val Seraie al cippo 212 FN, comprendendo così il versante orientale delle depressioni Cansiglio - Cornesega - Valmenera.

                       

Nelle foto qui sopra due cippi che dividono la Foresta tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. In quella a destra si intravede un secondo termine, forse precedentemente posto a dividere amministrativamente le due regioni.

La presenza dei cippi, sia quelli esterni che quelli derivati dallo smembramento successivo, è resa visibile da una segnaletica bianco/nera, a fasce alterne lungo il confine, e a coppia di cerchi concentrici, in prossimità dei termini. Lungo il confine esterno è poi presente, in diverse parti, un corridoio, anticamente detto stradone, che separa il limite del demanio dal resto del bosco.

                        

I cippi della Foresta Nazionale in foto (circa 300) > Foresta Nazionale 1874-75

Categoria: Storia

Storia del Cansiglio: una scheda

Esistono numerose ipotesi riguardanti l'etimologia del nome "Cansiglio", tra queste le più attendibili sembrano essere: "Campus silius", "Campus silens" cioè "campo, luogo piano e silenzioso"; "Campus silvae" cioè "spiazzo tra i boschi"; "Campus silis" cioè "campo del Piave". Tuttavia, la più attendibile fa derivare il coronimo “Cansiglio” da “concilium”, che indica una terra consortile indivisa di boschi e di pascoli, appartenente e più comunità. Il toponimo "Foresta del Cansiglio" è più recente, infatti il nome "Cansiglio" o "Cansegio" era riferito esclusivamente alla conca centrale, ovvero all'attuale Piana del Cansiglio; mentre la zona circostante veniva chiamata "Bosco d'Alpago" e aveva una superficie superiore a quella dell'odierna Foresta del Cansiglio, ricadendo in gran parte sotto la giurisdizione del Rettore di Belluno.
( Etimologia del toponimo Cansiglio -PDF )

Le origini del profondo legame, che ha unito intimamente l'uomo alla Foresta del Cansiglio, risalgono a più di 10.000 anni fa, quando l'Uomo di Cromagnon utilizzava l'altopiano come riserva di caccia, risalendovi dalla pianura, durante la stagione estiva. Questo è testimoniato dai diversi reperti di punte di selce ritrovati nel 1994 in Pian Cansiglio e a Palughetto e, precedentemente, nella vicina zona di Piancavallo: le armi venivano utilizzate per cacciare i grossi erbivori presenti nell'area, in particolare stambecchi. Gli insediamenti successivi, dai Paleoveneti, ai Romani fino ai Barbari, vedono un avvicinamento al Cansiglio soprattutto da parte degli abitanti dell'Alpago; tuttavia, manca ancora, probabilmente, un razionale sfruttamento delle risorse della foresta.

Il primo documento scritto riguardante il Cansiglio risale al 923 d.C., allorché Berengario I, Re d'Italia, assegna il feudo del Cansiglio al Vescovo e Conte di Belluno il quale, in un secondo tempo, stabilisce le concessioni dei diritti di pascolo ai privati e alle comunità. Con lo sviluppo dei Comuni, il Bosco dell'Alpago (come viene chiamato nel documento di Berengario) passa alle "Regole della Comunità dell'Alpago"; per poi passare, nel 1404 e con tutta la Comunità di Belluno, sotto la Serenissima Repubblica di Venezia. Tuttavia, l'annessione ufficiale alla Serenissima avviene nel 1548, anno in cui viene nominato il primo "Capitano Forestale" del Cansiglio.

Dal 1797 al 1866 si alternano il governo francese e quello austriaco e nel 1871, in seguito all'annessione del Veneto al Regno d'Italia avvenuta nel 1866, il Cansiglio diventa "Foresta demaniale inalienabile" dello Stato italiano, sotto la gestione dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali.

Il bosco del Cansiglio è conosciuto anche con il nome di "Bosco dei Dogi": durante il governo della Serenissima, il Consiglio dei Dieci emette numerosi editti e proclami in difesa della foresta, con pene estremamente severe per i trasgressori. Gli imponenti alberi di faggio del bosco vengono abbattuti per la produzione di <<remi da galere>>: i "Proti dell'Arsenale", infatti, in occasione dei sopraluoghi iniziali avevano giudicato il faggio adatto allo scopo. Per svolgere questo lavoro, vengono istituite delle compagnie di boscaioli detti <<remeri>>. Il pascolo viene completamente bandito dalle zone boschive e tutte le costruzioni atte alla monticazione, fino a un miglio all'esterno del confine del bosco, vengono distrutte.

Le continue lamentele e i soprusi subiti dalle popolazioni, che abitano le zone limitrofe al bosco, portano alla creazione del "Mezzomiglio": un anello esterno al confine nel quale è permesso pascolare, mentre le casere e le carbonaie devono stare al di là del mezzo miglio. Tale decisione viene presa nel 1576, quando il Rettore di Belluno Giovanni Dolfin intraprende una nuova confinazione della zona. Con una successiva confinazione, risalente al 1660, voluta dal Podestà e Capitano di Belluno Marin Zorzi, Provveditore dei Boschi, viene modificato il diritto di pascolo: viene concesso il mezzo miglio interno della foresta, "fino all'orlo del bosco folto". Tutto ciò provoca un grave danno alla foresta; ma il periodo di degrado e di decadenza del bosco, iniziato con il provvedimento di Marin Zorzi, si acutizza sia a causa delle vicende storiche di Venezia, in guerra con i Turchi, sia a causa del passaggio del governo dei boschi dal Consiglio dei Dieci all'Arsenale. In seguito a tale passaggio, infatti, la sorveglianza del bosco e l'attenzione da parte di Venezia si allentano e, per contro, crescono gli abusi e le usurpazioni (su questi temi cfr. i contributi di A. Lazzarini).

Nel 1797 la Serenissima Repubblica di Venezia cade e, per qualche tempo, la foresta rimane indifesa: essa diventa, ben presto, oggetto delle predazioni delle popolazioni autoctone e dei militari francesi. Sotto la dominazione austriaca, a partire dal 1815, vengono eseguite nuove confinazioni, anche allo scopo di risolvere la questione legata al "Mezzomiglio". Tuttavia, la risoluzione della questione del "Mezzomiglio" deve attendere il 1873, quando l'Amministrazione Forestale dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali procede a una ulteriore confinazione e liquida la questione cedendo 550 ha. ai comuni limitrofi e affrancando i rimanenti ettari, facenti parte dei pascoli interni, con corrispettivi in denaro. Nel 1870 erano cominciati, tra l'altro, i lavori per la costruzione della Strada Statale n° 422, lavori che vengono ultimati nel 1881, con una spesa di £ 350.000; la strada favorisce notevolmente il commercio di legname.

Con l'attuazione delle Regioni, la proprietà è stata smembrata: nel 1965 i 1555 ha. ricadenti nei propri confini sono stati trasferiti alla Regione Friuli-Venezia Giulia; tra il 1979 e il 1980 sono andati alla Regione Veneto 3931 ha.; mentre i restanti 1086 ha., costituiti da Riserve Naturali ricadenti nella Regione Veneto, sono rimasti Demanio dello Stato.

Cronologia storica del Cansiglio - pdf

 

Cronologia storica

Anno 923 d.C.
In un Diploma di Berengario 1, Imperatore e Re d'Italia, fa la sua prima apparizione nei documenti ufficiali tutt'ora esistenti, da tale documentazione risulta che il "Bosco d'Alpago" (antica denominazione dell'attuale Foresta) fu dato in donazione ad Aimone, Conte Vescovo di Belluno, entro i confini del Monte Petracisa (si ritiene essere quello della Crosetta che scende in Valsalega), del Monte Cruciferrea (l'attuale Monte Croce sopra la città di Vittorio Veneto), del Monte Cavallo, fino al Piave ed al Lago di Santa Croce.

963
Il 10 settembre l'Imperatore Ottone 1 conferma genericamente i possedimenti del Vescovo di Belluno.

1031
Corrado 1 Imperatore e 2 re di Germania, nel suo diploma al Vescovo Heremanno conferma in genere questi Possedimenti accennando al confine del Monte Cavallo.

1161
L'Imperatore Federico Barbarossa restituisce al Vescovo Ottone le regalìe che prima gli aveva tolto.

1179
Federico Barbarossa toglie la Diocesi di Belluno con tutti i beni del Vescovado, e quindi anche il Cansiglio, al Vescovo Guelfo fedele alla Lega Lombarda, e gliela restituisce nel 1183 dopo la pace di Costanza e Ottone 1 la conferma poi al successore Giovanni.

1185
La Sede Apostolica sancì con Bolla Pontificia del 15 novembre 1185, essendo Papa Lucio III, la donazione fatta alla Mensa Vescovile di Belluno.

1200-1400
La Mensa vescovile di Belluno cede ad altri Enti o privati cittadini, in genere a Patrizi Veneti, i pascoli del demanio, i quali a loro volta vengono affittati a pastori locali per l'esercizio del pascolo.

1404
La Comunità di Belluno ritiene opportuno mettersi sotto, "l'usbergo" della Repubblica Veneta; ne consegue che i beni appartenenti alla Mensa Vescovile vengono a far parte della proprietà sovrana della Serenissima Repubblica.

1548
Con decreto del Consiglio dei X in data 22 febbraio 1548 fu istituito nel Bosco d'Alpago la Carica forestale di "Capitano dei Boschi". Il Consiglio dei X lasciò la scelta delle persone da destinarsi a tale Carica al "Capitano e Podestà di Belluno". Il primo a ricoprire tale incombenza fu un certo "Zuanne Saler" che risiedette per lungo tempo in una località della Foresta che ancor oggi porta il suo nome "Col Saler".

1548
Con la Provvisione del 28 luglio del Consiglio dei X, venne assunto sotto la "protezione", della Serenissima. Il 21 novembre dell'anno 1548 il Bosco del Cansiglio, con una Provvisionale del Veneto Senato, viene ufficialmente, "Bandito per uso de Remi della Casa dell'Arsenal", essendo Doge Francesco Donà.

1549
Con Delibera dell'11 gennaio 1549 il Doge Francesco Donà trovò opportuno che fosse mandato "Uno dei Patroni dell'Arsenal" per confinare il bosco e questo "Patrono" fu un certo Antonio Canal, che nel 1550 effettuò la prima conterminazione (confinazione) del Cansiglio. Tale conterminazione venne a tagliare le interminabili incertezze dei confini prima segnati.

1575
Con lettera del 4 giugno il Doge Alvise Mocenigo ingiunge ad Andrea Pasqualigo "Capitano e Podestà di Belluno", e come tale tenuto a sorvegliare il "Bosco d'Alpago", che debba immediatamente far pubblicare con apposito proclama l'ordine che "alcuno et sia chi essere si voglia, non habbia a lasciar entrare li suoi animali nelli detti Boschi per pascolar o far altro".

1592
Primo primitivo tentativo di assestamento forestale del Bosco del Cansiglio. Detto piano fu elaborato dal Capitano e Podestà di Belluno Francesco Soranzo. Esso prevedeva la suddivisione della foresta in 100 prese, con utilizzo annuo di una di esse.

1621
Con lettera del 22 ottobre del Doge Antonio Priuli, si ingiunge al Capitanio e Podestà di Belluno Federico Corner che:

"1 - perché non devano aver effetto le concessioni già fatte da qual si voglia Rettore, o che si facessero nell'avvenire sul Bosco indipendentemente dalla deliberazione del Senato;

2 - perché venisse proibito a chiunque malgrado qualsivoglia licenza, concessione, assunto od altra immaginabile via, di trarre, usare o valersi del legname del bosco;

3 - perché con Proclami rigorosi venissero da Lui proibiti tutti quelli danni che di continuo si interferiscono a pregiudizio del Bosco;

4 - Perché eseguisca una nuova conteminazione del Bosco in tutte le sue parti".

1622
Federico Cornaro attua una nuova confinazione, modificata il successivo anno da Angelo Giustiniani.

Frattanto i disordini e gli abusi "essendo cresciuti nella Foresta ed essendosi osservate diverse altre irregolarità nella posizione dei Termini di confine" nel 1653 si venne ad una nuova confinazione affidata a Leonardo Dolfin, Capitano e Podestà di Belluno. Egli compì l'operazione in modo altamente lodevole, prescrivendo fra l'altro che sopra ogni cippo venissero impiombate delle croci di ferro, che all'inizio della foresta venisse praticato uno stradone di tre passi veneti di larghezza ed infine che venisse praticata, ogni decennio, una revisione. Prescrisse anche le regole per i pascoli e le pene per i danni arrecati al Bosco.

Dette disposizioni ottennero la piena sanzione con la Ducale 20 settembre 1653, essendo Doge Francesco Molino.

1638-1648
Zorzi de Cristofoli, Proto dell'Arsenal, attua il primo piano assestamentale con concetti selvicolturali precisi e ben individuati. Detto piano suddivideva la Foresta in sedici settori (prese triangolari) dentro le quali si tagliava per "dirado", con turno decennale, governando or una or due prese ogni anno, giusta la rispettiva "provvistone" determinata dal piano stesso.

1660
Succeduto alla carica di Podestà di Belluno un certo Marin Zorzi, questi, benché non fossero passati molti anni dalla revisione ultima ottenne l'autorizzazione del Doge Domenico Contarini di procedere ad una nuova generale riconfinazione della Foresta nonché dei pascoli interni.

Per mala sorte, dallo Zorzi in poi non vennero più Provveditori con bastante animo da imprimere e ristabilire l'antico regime, e gli abusi di ogni sorta crebbero in gran numero.

Le nuove contaminazioni del Provveditore Daniele Ranier nel 1669, quella di Leonardo Sagredo nel 1709, quella di Giuseppe Barbaro nel 1795, e diverse altre, non furono che semplici revisioni e purtroppo non restarono a testimoniare i limiti della proprietà e dei diritti di possesso Nazionale. Passato il "Regimento" delle fustaie del Cansiglio dal Consiglio dei X all'Arsenal, questo fu l'inizio di un grande deperimento non solo del Cansiglio, ma di tutti i boschi del Veneto.

1792
La Terminazione del 3 maggio intitolata "Terminazione degli Ill.mi ed Ecc.mi Inquisitori all'Arsenal, in proposito di boschi pubblici di legne dolci da matadura e pagamenti delli due Riparti, cioè del Bellunese e della Carnia", si occupa peculiarmente del1’assestamento del pubblico Bosco del Cansiglio; fu divisa in nove titoli e prevedeva una serie di norme ed interventi per meglio gestire detta foresta. Queste nuove disposizioni, per quanto non si spinsero più alle terribili ispezioni del secolo XVI, pur tuttavia, essendo abbastanza severe, posero un freno agli abusi.

1795
Con decreto del 30 luglio il Consiglio dei X aveva incaricato il Provveditore Generale di Palma, Conte Odoardo Collalto, di rinnovare la confinazione del Bosco, mediante l'apposizione di nuovi cippi lapidei,

1797
Caduta della Serenissima Repubblica di Venezia con conseguente periodo tormentato per la gestione della Foresta, dovuto al vuoto politico amministrativo venutosi a creare. Nello stesso anno la Foresta del Cansiglio subì "notevoli devastazioni". Le stesse leggi, bandite poco prima a redenzione delle foreste, diedero adito "alla sempre insapiente democrazia, di menar furiosamente la scure contro di esse; ond’avvenne, che colla rapidità del baleno al grido dei sempre mal intesi nomi di libertà, patria, e di popolo, ognuno si tenne padrone e libero di provvedere al proprio interesse, ecc.".

1798
Dopo il Trattato di Campoformio tra il Generale dell'Armata d'Italia Napoleone Bonaparte e i plenipotenziairi della Casa d'Austria, il Veneto passa alle dirette dipendenze degli Asburgo. Alle devastazioni boschive, eseguite con rapidità incredibile nel periodo di dominazione francese, pose freno la Notifica dei 15 maggio 1798 del Conte Oliviero di Wallis, Comandante in Capo dell'Armata Austriaca in Italia.

1805
In conseguenza dei trattato di Presburgo fra Francia ed Austria, il Veneto torna a far parte della Francia e viene inglobato nel Regno d'Italia. Il Vicerè Eugenio Napoleone Bonaparte emette in questi anni norme e decreti riguardanti la gestione della Foresta.

1808 e 1810
Vi furono altre due revisioni compiute rispettivamente dall'Ispettore Forestale Daleggio e dallo Zandonella.

1813
L'Ispettore Forestale Morelli confinò i pascoli di Fregona, Farra e Belluno.

1815
Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone ed il conseguente riassetto territoriale nato dalla Conferenza di Vienna, il Veneto viene a far parte integrante del Regno Lombardo Veneto, alle dirette dipendenze della Casa d'Austria. In questo periodo il Governo Austriaco cerca di porre rimedio ai guasti causati in precedenza, ma le popolazioni limitrofe alla Foresta, a mezzo anche dei loro Amministratori, cercano in tutti i modi di costituire delle servitù e dei diritti sul demanio, onde trarre i maggiori vantaggi.

1826
L'Imperiale Regia Aulica Camera Generale delle Finanze, con propria ordinanza, dà incarico all'Ispettore Forestale Magoni, di compiere il rilievo dell'intera Foresta e di riconfinarla.

1856
L'ispettore Forestale de Berenger ebbe in tale anno l’incarico da parte del Governo Austriaco di studiare e risolvere il problema del "mezzo miglio," che creava continue diatribe tra l'amministrazione forestale ed i Comuni limitrofi.Si venne pertanto ad una verifica dei confini.

1866
Annessione del Veneto da parte del Regno Sabaudo che viene a far parte integrante del Regno d'Italia. Conseguenza di ciò fu che nel 1871 con legge del 20 giugno n. 823 il Governo Italiano dichiarò il Cansiglio "Foresta Demaniale inalienabile" e la gestione fu affidata all'Amministrazione Forestale. L'ultima riduzione di superficie avvenuta tra il 1875 ed il 1880 deve farsi risalire malauguratamente al già citato provvedimento del 1576 del Consiglio dei X con il quale fu disposto che il "mezzo miglio" all'infuori della foresta fosse utilizzato dai Comuni secondo una particolare disciplina onde salvaguardare la vicina foresta nazionale da danni di qualsiasi genere. E questo mezzo miglio che fu costituito a difesa della foresta, è passato, con il trascorrere dei secoli, come un diritto di pascolo in favore delle popolazioni, entro mezzo miglio dei confini del demanio, ma non in senso esterno, ma bensì interno; in parole povere, il concetto "di mezzomiglio" ha subito un rovesciamento. Al fine di dirimere la controversia, il Governo, con legge 10 novembre 1875 n. 297 stabilì un'apposita procedura per la liquidazione degli usi civici e così furono ceduti ai Comuni e alle frazioni contermini circa 550 ettari di terreno che un tempo era bosco, ma ormai divenuti pascoli.

1875
In seguito all'ordinanza del R. Ministro dell'Agricoltura dell'8 giugno 1873, venne eseguita, dall'Ispettore Raffaelli e dal Sottoispettore Castellani, la riconfinazione di tutta la Foresta imponendo n.337 cippi lapidei che segnano a tutt'oggi la linea di confine. Detti cippi hanno forma di tronco di piramide quadrangolare; _su una faccia vi è incisa l'intestazione F.N. (Foresta Nazionale) e sull'altra l’anno 1874 (cippi dall'1 al 101) e l'anno 1875 (cippi seguenti). Il Consiglio Forestale, al quale era stata devoluta ogni decisione sulla questione, nel settembre 1877 faceva propria quest'ultima tesi e vennero quindi iniziate le pratiche con i Comuni interessati per l'affrancazione dei diritti di pascolo nei mezzimigli. I Comuni, in genere, dimostrarono eccessive pretese e le trattative con alcuni di essi dovettero protrarsi fino al 1889; alfine si giunse ad un equo accomodamento. Le convenzioni furono stipulate sulla seguente base: ad ogni Comune veniva ceduta in proprietà assoluta una superficie pari o ai due terzi o ad un terzo del fondo su cui gravava il diritto di pascolo; il Comune, a sua volta, era tenuto a corrispondere all'amministrazione forestale il prezzo delle piante d'alto fusto esistenti sulla superficie ceduta. In tal modo, su ettari 963, soggetti ai diritti d'uso, vennero affrancati ettari 412 e passati in proprietà dei Comuni ettari 551. La superficie del demanio statale cansigliese da ettari 7005 passò ad ettari 6454. Fino a tutto il 1888, la linea di confine non subì modificazioni. In seguito, ebbe qualche lieve spostamento per correzione di termini. Furono eseguiti restauri al palazzo nel 18731 in conseguenza di alcuni danni arrecati all'edificio dal terremoto che in quell'epoca fu registrato nell'Alpago, e successivamente nel 1879, nel 1884, 1886-87. I diversi caselli per il personale di custodia, esistenti precedentemente in legno, uno su terreno nudo, un altro in faggeta e il terzo nell'abetina. Per l'osservatore fu costruito un casello in muratura. Dopo la guerra 1915-18 fu eretta in Cansiglio una nuova palazzina per l'amministrazione, che tuttora vi si trasferisce da Vittorio nei mesi dal maggio all'ottobre; il Palazzo fu trasformato in albergo demaniale (1). Dal 1875 in poi, l'amministrazione forestale italiana dedicò al Cansiglio tutte quelle cure e tutti quei perfezionamenti tecnici suggeriti dall'evoluzione delle scienze forestali. Vi fu purtroppo la triste parentesi del 1917-18, in cui la Foresta fu in parte devastata da tagli irrazionali causati dalle contingenti necessità belliche degli eserciti austro-ungarici operanti lungo la linea del Piave. Ma l'Amminitsrazione, dopo la Vittoria, provvide a ricostituire il bosco laddove la scure aveva prodotto vaste radure, di cui oggi si conserva soltanto il ricordo.

1881-1918
Il progetto ideato dalla Repubblica Veneta per la costruzione di una strada rotabile attraverso l'altipiano, fu riesumato dall'amministrazione austriaca, che mirava anch'essa a far fluitare il legname della Foresta per i fiumi Livenza e Piave fino all'Arsenale di Venezia. Nel quinquennio 1819-1824, l'Ing. Conte d'Adda preparò un progetto per la costruzione di una strada che, partendo dal Livenza, sarebbe salita alla Crosetta e, attraverso la Foresta e l'Alpago, avrebbe raggiunto il lago di S. Croce. Ma la forte spesa (oltre un milione di lire) fece abortire il progetto stesso. Nel 1865, il governo austriaco decretò lo studio di una strada puramente forestale di congiunzione con le piazze di smercio più importanti e con la rete ferroviaria. Venne redatto, su tali direttive, un nuovo progetto dagli Ingg. Manolesco e Giacomelli (quest'ultimo Ispettore Forestale), ma il destino volle che neppure sotto l'amministrazione austriaca il progetto venisse realizzato. Nel 1867, il Veneto fu incorporato nel nuovo Stato e su quel territorio furono estese le disposizioni in materia forestale contenute nella Legge 21 ottobre 1867. Venne istituito un Distretto Forestale del Cansiglio, retto da un sotto ispettore, alle dipendenze della R. Ispezione Forestale del Ripartimento dei Belluno. Il servizio di sorveglianza in Foresta era disimpegnato da due Brigadieri e 14 Guardie. Si riprese il progetto Manolesco-Giacomelli. Il progetto stesso, leggermente modificato dall'Ing. Castellani, venne approvato dai competenti organi e nell'aprile 1870 si diede inizio alla sua attuazione. La costruzione della tanto invocata strada fu ripartita in 12 tronchi ed i lavori terminarono nel settembre 1881, con una spesa di circa L. 350.000. La strada – che è l’attuale – parte da Osìgo (Fregona) e passa per la Valsalega, Crocetta, Pian del Cansiglio, Campon e raggiunge Spert nell'Alpago, con un percorso di oltre 24 km. In tal modo, il Cansiglio veniva allacciato, tanto a nord che a sud, alle reti stradali delle provincie di Belluno e Treviso e tale collegamento accrebbe notevolmente il movimento commerciale dei prodotti legnosi della Foresta. Basti accennare che nel 1882, dopo cioè che la strada era stata aperta al transito, fu possibile realizzare sui prezzi di macchiatico un maggior introito del 25%, in conseguenza di altrettanta percentuale in diminuzione sulle spese di esbosco, per la facilitazione di trasporto offerta della strada stessa. Prima dell'apertura della nuova arteria, del legname da opera resinoso ben poco veniva trasportato a Vittorio Veneto, perché necessariamente doveva essere inviato a Farra d'Alpago, per avvallarlo per la strada del Runal, unica via, per quanto malagevole, attraverso la quale potevasi estradurre il legname di grossa mole. Per poter valutare i vantaggi economici che ritrasse l'amministrazione del Cansiglio dalla nuova strada, va tenuto presente che mentre fino al 1878 - cioè tre anni prima che la sua costruzione fosse ultimata - la rendita annua ricavata dalla vendita del legname della Foresta non aveva superato le L. 32.000, nel 1889 già aveva più che raddoppiato tale cifra, raggiungendo le L. 77.000. Tra i primi provvedimenti adottati dal Governo Italiano in materia forestale fu quello di dichiarare, con la legge 20 giugno 1871, n. 283, Foresta inalienabile il Cansiglio, che fu passata all'amministrazione forestale come quella più adatta ad amministrarla razionalmente. Successivamente, fu applicata alla Foresta la legge del 10 novembre 1875, n. 2794, che accordava facoltà all'Amministrazione di affrancare i luoghi inalienabili da qualsiasi diritto d'uso, sia mediante cessione agli utenti, a titolo enfiteutico o in proprietà assoluta, di una parte del terreno su cui gravavano tali diritti (di un valore pari a quello che si giudicava competere al diritto stesso), sia mediante corrispondente compenso in denaro. Fu allora portato allo studio dell'apposita Commissione Provinciale il progetto per l'affrancazione dei diritti di pascolo nel Cansiglio. In seno a tale Commissione si determinano due tendenze: la prima era del parere che dovevasi addivenire all'affrancazione di tutti i diritti di pascolo sia interni che esterni; l'altra sosteneva che l'affrancazione dovesse aver luogo soltanto per quelle zone suscettibili di rimboschimento, lasciando ogni idea di affrancazione per quelle altre, come il Pian del Cansiglio ed altri pascoli interni, non adatte ad essere imboschite. Con legge n. 277 del 2 giugno 1910 e con le successive modifiche della legge n. 1275 del 16 giugno 1927 il bosco viene a far parte dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali. Con il sopraggiungere delle Regioni parte del territorio formante la Foresta viene trasferito alle Competenze Regionali.

1965
Nel 1965 la parte di Foresta ricadente in territorio friulano venne trasferita al Patrimonio indisponibile della Regione Friuli V.G. in applicazione alla legge n. 958 del 26 giugno 1965 in cui furono emanate le norme di attuazione dello Statuto Speciale della Regione suddetta.

1979-1980
Trasferimento alla Regione Veneto del territorio non soggetto a vincolo di Riserva. Le tre Riserve Naturali di Piaie Longhe - Millifret, Pian di Landro - Baldassarre e Campo di Mezzo - Pian Parrocchia, per una superficie di circa mille ettari costituiscono attualmente il Patrimonio Demaniale dello Stato gestite dall'Uff. Amm.ne di Vittorio Veneto

Categoria: Storia
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