Il giovane Roberto Soravia, dal 1874 al 1877 forestale alla Sezione del Cansiglio e autore nel 1881 della prima monografia sulla foresta, in una lettera al padre scritta in quegli anni lamentava d’esser costretto “… ad ammazzarmi su pei greppi del Cansiglio”; chissà se si riferiva ad impieghi legati all’opera di posa dei termini di confinazione della Foresta Nazionale iniziata proprio 150 anni fa.

I lavori di posa durarono due anni e facevano seguito alla legge 283 del 1871 che aveva inserito il Cansiglio nell’elenco delle Foreste Nazionali inalienabili ed alla successiva ordinanza esecutiva emanata dal Regio Ministero dell’Agricoltura l’8 giugno 1873. Il confine della foresta subì una modifica in località Mezzomiglio di Prese in seguito all’affrancazione dei diritti d’uso sui boschi demaniali inalienabili (1895) e, sul versante orientale friulano passò sotto la gestione amministrativa della regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia (1965).

La legge del 1871 comprendeva boschi sparsi su tutto il territorio nazionale, quelli dell’area nord-orientale in gran parte erano stati in passato vincolati dalla Serenissima ad uso dell’Arsenale. Riguardo a questi boschi perduravano ancora interessi legati alle esigenze della Regia Marina, ma la prospettiva di uno sfruttamento ai fini economici era ormai prossima. Per la Foresta del Cansiglio questa possibilità si sarebbe concretizzata di lì a poco con la realizzazione della nuova strada che attraversava l’altopiano in direzione nord-sud, progetto concepito già nel 1865 e ripreso nel 1870.

Il provvedimento con cui si assoggettava il Cansiglio ad un controllo pubblico fu determinante per sottrarlo alle mire di iniziative private che in quelli stessi anni si stavano manifestando. Emblematico è il caso legato alla realizzazione della ferrovia che doveva collegare Treviso a Belluno passando per Feltre. A tale scopo gli ideatori del progetto ipotizzavano la costituzione di una società che per la sostenibilità economica dell’intervento richiedeva la cessione alla stessa del pubblico bosco del Cansiglio.

L’ing. Jacopo Cumano nella premessa alle Considerazioni Tecnico-economiche sulla ferrovia complementare da Treviso a Belluno per Feltre, così scriveva nel 1868:

“Fino dal 27 ottobre 1866 fu inoltrata una domanda di concessione per la costruzione ed esercizio d’una ferrovia (…), firmata da molti possidenti e negozianti della provincia di Belluno, costituitisi in Società. In essa domanda si chiedeva il concorso governativo coi Boschi del Cansiglio e di Cajada, da esso governo posseduti nella provincia” e “si ottenne per parte del Ministero delle finanze l’assicurazione che il governo avrebbe ceduto alla Società concessionaria il Bosco del Cansiglio.”

L’opera venne poi realizzata, ma con altri finanziamenti. Il provvedimento legislativo del 1871 costituì quindi un argine nei confronti di un immediato e sistematico sfruttamento economico della foresta. Di lì a qualche anno, anche per lo Stato italiano si pose però la questione di allestire un piano economico per passare ad una gestione produttivistica del bosco. Tra alterne vicende, solo alla fine degli anni ’20 del Novecento fu realizzato un piano di assestamento della foresta e nel secondo dopoguerra si affermò una visione selvicolturale orientata in senso naturalistico che ne attenuò l’utilizzo rispetto ai modelli “industriali” proposti e praticati in altri paesi.

Quale giudizio dare quindi all’intervento di 150 anni fa? Certamente il vincolo demaniale ha costituito un baluardo a protezione di un bene pubblico che nel corso del tempo ha visto sempre più accrescere il suo valore naturalistico, soprattutto se rapportato al progressivo degrado ambientale che ha investito il territorio circostante e il pianeta in generale. Ma questa cintura di protezione, idealmente raffigurata dai termini di confinazione, non costituisce più un elemento del sistema di salvaguardia amministrativa sufficiente a tutelare la foresta nelle sole tradizionali utilizzazioni del passato. Oggi le esigenze di tutela sono determinate dalle emergenze climatiche e ambientali che siamo chiamati ad affrontare, dalle minacce rappresentate dal modello di valorizzazione turistica del territorio sempre più assoggettato ad un'impronta consumistica che si è progressivamente diffusa ed insinuata anche all’interno dell’area vincolata.

I 300 cippi del 1874/75, segnati dal tempo e talvolta dall'incuria, devono assurgere oggi al ruolo di simboli di un rinnovato baluardo di protezione contro tutti i tentativi e ipotesi di privatizzazione interna. Le diverse amministrazioni presenti sono chiamate a ripristinare un’unitaria gestione secondo le esigenze di salvaguardia della biodiversità ambientale in un'area tutelata dove la presenza umana riconosca la conservazione della natura quale principio a garanzia dei diritti fondamentali delle future generazioni.

 


Una mappa della confinazione è presente nel sito Cansiglio.it nel database dedicato alle Confinazioni della Foresta del Cansiglio. Per consultarla, alla voce, 1874 - Regno d'Italia 1874/75: CLICCA QUI    

Per ciascun termine fino ad oggi censito sono riportate foto, note e una scheda sulla confinazione in generale. Per scaricare la scheda: CLICCA QUI