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Copertina di Difesa del paesaggio italiano (La)
Categoria: Libri
Editore: Nuovi Sentieri Editore
Pagine: 45
Anno: 2019
Note: Pubblicazione a cura del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti

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Presentazione

Il testo dell’appassionata “Relazione per la difesa del paesaggio italiano”, che Giuseppe Mazzotti tenne il 2 aprile 1968 presso il Rotary Club di Treviso, oggi introvabile perché affidata ad una edizione fuori commercio, costituisce una sorta di sintesi del suo pensiero in materia di tutela della memoria, cioè della città, dei monumenti, del territorio, dell’ambiente in genere.
Ritrovata dalla figlia Anna, sepolta tra le carte e gli inediti della sua vasta biblioteca e sollecitamente ristampata  da Bepi Pellegrinon l’editore “Nuovi Sentieri”, essa viene ora (ri)presentata e diffusa ad un pubblico più vasto, non solo perché ormai rara, ma anche perché dopo più di cinquant’anni da quando fu pronunciata, essa appare del tutto attuale, come un vero e proprio “documento profetico”, la cui conoscenza appare necessaria al fine di comprendere quanto è drammaticamente accaduto nel periodo successivo.
“Il paesaggio di cent’anni – per una rilettura con Giuseppe Mazzotti” fu infatti il titolo della prima ristampa, e può essere anche il tema con cui nell’ambito della rivisitazione del pensiero mazzottiano, si intende ora esaminare lo stato odierno dell’ambiente, inteso nel suo significato più generale, cioè di contesto naturale e culturale insieme.
Mazzotti infatti aveva previsto quanto sarebbe poi successo.

Questa è la constatazione spontanea di chi legge la Relazione, che si può immaginare pronunciata con tutta la convinzione, la forza e l’autorità che l’autore metteva nel sostenere le sue tesi.
Se la battaglia per le ville venete pareva aver conseguito qualche successo, Mazzotti ora invoca aiuto per una campagna assai più complessa e difficile, quella per conservare assieme al paesaggio, anche la memoria storica, la grazia dell’intorno, la qualità e il decoro delle città e dei territori.
Egli ritiene infatti che l’insieme di questi spazi e di queste forme derivate da una sorta di felice collaborazione tra la “natura naturans” e la “natura naturata”, costituisca la cifra dell’armonia che noi ritroviamo nei paesaggi antichi, non meno che nella integrazione tra la costruzione della forma e la definizione della funzione nell’insediamento storico: urbano e rurale.
Pur lacerato dalla sofferenza per i panorami perduti, Mazzotti però, “spes contra spem”, intende additare una possibile salvezza, cioè una via di riscatto, quella che attraverso un nuovo patto tra le persone e le istituzioni porti ad un diverso e più consapevole comportamento generale.
È il messaggio morale che egli trae dagli elaborati della benemerita “Commissione Parlamentare Franceschini” per la tutela del patrimonio storico artistico, cui egli aveva collaborato e da cui egli auspica che venga dedotta la (ancora oggi) indispensabile riforma per la protezione e la conservazione del paesaggio.

Oggi dobbiamo respingere la delusione e superare la sofferenza che ci vengono spontanee nel riscontrare che i sistemi di pianificazione territoriale non hanno conseguito quei risultati che ci saremmo aspettati e che i danni ai monumenti, all’insediamento ed alle risorse territoriali non sono stati arrestati.
Per questo bisogna insistere nello studio dei fenomeni socio-territoriali, nella prospettazione dei pericoli, nella educazione di noi stessi e delle generazioni che verranno, per le quali si deve mantenere il patrimonio di natura e di cultura che nei secoli è stato generato dalla nostra gente.
Quella che poteva essere considerata una visione di élite, rivolta essenzialmente a conservare la qualità della memoria di monumenti e contesti, ora sta diventando una più diffusa preoccupazione per le sorti di un patrimonio naturale e costruito, che viene aggredito dall’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, sia al livello “macro” dell’intero pianeta, sia a quello “micro” della città e del suo intorno territoriale.

Nuove sfide ci attendono a causa dei mutamenti climatici, non meno che dall’aggressione della tecnologia, quando viene malamente applicata. I pericoli infatti sembrano essere aumentati a dismisura dall’epoca in cui Mazzotti ne denunciava la presenza, talché il suo invito ad una comune “etica della responsabilità” appare quasi un appello a considerare la sua adozione necessaria per la qualità stessa della sopravvivenza.
È questa ora la vera attualità del messaggio mazzottiano, rivolto a tutti, affinché tutti siano consapevoli che un nuovo “contratto sociale” ed un rinnovato impegno personale e collettivo, sono i soli che possono determinare un cambiamento di rotta, affinché dall’azione di ognuno di noi possa derivare una diversa attenzione nella difesa idro-geologica, nell’arresto della contaminazione chimica, nella conservazione degli elementi costitutivi dell’identità civile e spirituale della comunità.
Mazzotti oggi, continua ancora ad invitarci ad assumere, ognuno per la sua parte, piccola o grande che sia, la propria ineludibile responsabilità.

Roberto De Martin    Presidente dell'Associazione Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti

Franco Posocco   Guardian Grando della Scuola Grande di San Rocco in Venezia