L’Arsenale di Venezia fra XVI e XVIII secolo
Visite: 600
Il volume è dedicato allo studio dei boschi della Repubblica di Venezia, delle loro caratteristiche, dei metodi di gestione, del complesso meccanismo di approvvigionamento del legname per la cantieristica navale e della sua utilizzazione da parte dell’Arsenale. Vengono affrontate tematiche relative all’evoluzione dei sistemi costruttivi e dei costi di produzione di galee, galeazze e altre imbarcazioni a remi; da fine Seicento anche di vascelli, fregate e altri bastimenti a vela, in connessione con la trasformazione delle tecniche della navigazione e di quelle della guerra sul mare. Sono prese in considerazione le complesse questioni attinenti alla pressione esercitata sui boschi, soprattutto quelli di rovere, che forniscono la materia prima essenziale; i particolari regimi giuridici cui vengono sottoposti, sottraendoli alla disponibilità delle comunità locali; gli strumenti, a volte fortemente innovativi, usati a fini di conoscenza e di controllo, quali la compilazione di catastici e mappe; il ruolo esercitato dagli organi politici e tecnici dell’Arsenale nell’opera di governo e gestione; i valori e i limiti della riforma forestale che viene faticosamente approvata negli ultimi anni di vita della Repubblica.
Scrive Baldissera Drachio nei Pensieri che nel 1596 indirizza a Giacomo Foscarini:
Fonda Iddio benedetto la ressidenza et la metropoli di questo Serenissimo Dominio nelle acque, et perché la città posta in esse acque senza legname, per potente ch’ella sii, è simile a un’aquila senza ali et senza penne sopra uno scoglio, la qual non solamente non può viver, non avendo modo di trovar cibo conveniente alla sua natura, ma ancora è in libertà di ciascuno che prender la desidera perchè non si può diffender molto non si potendo levar nell’aria, Iddio dotò questa christianissima città di tanti roveri e munila di sorte che dagli ultimi confini del suo imperio per ogni intorno, e fin sopra gli arzeri della laguna che la circonda, tanti ne seminò e sparse che non solamente in ogni sua importante occasione gli sariano stati a sufficienza bastevoli ma superflui (s’è lecito a dire) in eterno, et questo utile e necessario dono le diede la divina maestà per suo continuo nutrimento et perpetua. Se nel rovere si contiene la vita e ogni virtù, ahimè a che è redotta hora quella infinita quantità? A poco, et non si provedendo a niente. Il rovere è creatura vegetabile della natura di 50 et 60 anni et quelli che adoperano malamente et crudelmente il suo parto è come homicida, poiché perdono quello che non si può più recuperare, et chi mal mette o perde un rovere o sia nel bosco overo nell’Arsenal è rubelle perché annichilando il rovere consuma la vita del Principe et li denari, poichè quel che per il passato facea con il rovere proprio, hora fa con l’alieno, ricercandolo con denari, strapagandolo e pregando, sì che manifesta il suo bisogno a persona straniera et forsi inimica, perché dove manca l’armatura si dà in nota la sua condition […]. Avvertiscasi che perso il rovere è perduta la fortezza, la difension, il nervo e la propria vita, essendo cosa chiara che senza cibo non è nutrimento et senza nutrimento non è vita. Così senza il rovere non è Arsenal, senza Arsenal non v’è preminenza, né stabilità, né sicurtà, né libertà, né per conseguenza vita1.
INDICE
Fonti archivistiche
Abbreviazioni
Misure
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice dei luoghi
Indice degli autori