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Prefazione
di Francesco Vallerani
All’interno del discorso geografico culturale è possibile avvalersi di suggestivi strumenti interpretativi provenienti dalle altre scienze umane. Si tratta di utilizzare un multiforme patrimonio metodologico che consenta di indagare i fatti territoriali andando oltre il semplice susseguirsi delle apparenze e quindi addentrarsi tra le sfumature di senso che giacciono, troppo spesso trascurate e invisibili, tra le certezze delle narrazioni geografiche tradizionali. L’interesse per la distribuzione territoriale degli aspetti culturali di un dato gruppo umano apparenta in modo evidente la geografia alle discipline antropologiche. Ciò significa avviare non solo attente riflessioni metodologiche, ma rivedere anche lo stesso statuto epistemologico della disciplina. E su questo fondamentale aspetto non è mancata da parte di Alice Giulia Dal Borgo una sintetica, ma accurata, introduzione ai possibili e affascinanti percorsi della geografia culturale. Conoscendo la particolare e profonda affezione – o “topofilia” come direbbe Yi Fu Tuan – dell’Autrice nei confronti dei luoghi evocati in questo saggio, è quasi automatico soffermarsi su come l’approccio geoculturale tenda spesso a coinvolgere in modo totale le percezioni dello studioso, rinnovando il potere esplicativo dell’osservazione partecipante codificata da Bronislaw Malinowski tra i “suoi” isolani delle Trobriand già nei primi decenni del secolo scorso. In questo caso le identità linguistiche e culturali dei Cimbri del Veneto costituiscono le coordinate per l’identificazione di una peculiare geografia mentale, che è certamente un patrimonio condiviso non solo tra le comunità prealpine che ancora conservano i segni materiali e immateriali di quella specificità culturale, ma anche tra coloro che si avvicinano per la prima volta a quei luoghi, per lo più a seguito di motivazioni connesse alla residenzialità turistica.
Ma il rigoroso impegno di “evidenziare la necessità di preservare, di non dimenticare e di non temere la ricchezza della diversità” conduce la narrazione di Alice Giulia Dal Borgo un po’ al di fuori dall’estatico flusso geo-poetico delle immagini e del tumultuoso addensarsi delle sensazioni evocate dalle specifiche suggestioni dei luoghi, e in particolare il Cansiglio, dove ancora allignano profonde le radici esistenziali dell’Autrice In questo saggio, così articolato e preciso nel presentare la ricca sedimentazione di una territorialità marginale e relitta, prevale infatti un efficace e solido approccio disciplinare, del tutto immune dalla presunzione di offrire al lettore esplorazioni poetiche dei luoghi, con il rischio di ricadere in rischiosi atomismi autobiografici, nonostante che Eric Dardel abbia elaborato già negli anni ’50 del Novecento la legittimazione delle intuizionis oggettive, vera essenza di ciò che si è soliti definire “spazio vissuto”. Eppure la citazione nel testo di alcuni racconti brevi di Mario De Nale, ma anche di poesie, evocanti lo specifico contesto culturale cimbro, stanno a indicare la presenza di un altro tipo di memoria dei luoghi, e cioè le infinite e anonime biografie rinvenibili tra gli abitanti, nella maggior parte dei casi irrimediabilmente disperse se non si ricorre al loro recupero grazie agli stimoli suscitati da un curioso e paziente colloquio davanti a un registratore I Cimbri nel Veneto dei Veneti, nella regione del progetto istituzionale per la tutela delle tradizioni locali, dove l’assessorato alla cultura non si accontenta di una generica dicitura, ma enfatizza che qui la cultura è strettamente legata all’Identità Veneta, con le iniziali maiuscole. L’eredità della Serenissima, il valore aggiunto di una venezianità di Terraferma, ma anche il mito del Medioevo, con le città murate qui così numerose come in nessun’altra regione europea: da Cittadella a Castelfranco, da Soave a Montagnana, da Marostica a Bassano e poi Conegliano, Collalto e Susegana. L’odierno individualismo del modello economico, i suoi successi, ma anche gli evidenti rischi di un irrimediabile declino. Le ferite al paesaggio, non solo fisionomiche, ma anche strutturali e alla qualità ambientale. Di tutto ciò bisogna tenere conto per capire appieno il ruolo di un impegno di ricerca dedicato alle nicchie geo-antropiche dei cimbri. Non credo si tratti di uno sforzo antiquario o, nella migliore delle ipotesi, di sana nostalgia attivata contro gli effetti nichilisti dell’oblio.
Il lavoro della Dal Borgo può essere visto come una opportunità per riflettere sugli effetti negativi della brusca rottura con il passato rurale, con la civiltà legata al settore primario, in questo caso la realtà produttiva dei boschi e dei pascoli prealpini, da valutare ben oltre i ristretti confini dei microcosmi tra Lessinia e Cansiglio evocati nel testo. Qui, come in gran parte dei settori montani all’interno dei paesi più industrializzati, dai Pirenei alle Highlands, dal Giura agli Appalachi, le più attraenti opportunità economiche sviluppatesi nelle vicine pianure a partire dal secondo dopoguerra hanno condotto all’esodo rurale, producendo il trauma del trasloco dei nuclei familiari, la dispersione delle unità patriarcali, le alterazioni delle socialità di villaggio, la perdita della rassicurante eredità delle culture vernacolari e linguistiche e, nei fondovalle, il dilagare delle lottizzazioni artigianali e residenziali. Il contrasto tra ciò che resta della realtà cimbra e le vigorose dinamiche socioeconomiche attive nella sottostante pianura veneta è fin troppo evidente, anche se le pagine che seguono possono ritenersi un tentativo ben riuscito per frenare la continua dispersione di microstorie individuali che vanno di pari passo con l’obsolescenza formale e funzionale di specifiche strutture insediative e paesaggistiche. Non resta che sperare nel recente affermarsi del fascino del dimesso o di strategie di governo dei luoghi animate dalla sostenibilità turistica o della ricerca del pittoresco nostrano da intendersi come icona di una migliore qualità della vita. E infatti, nelle sere invernali, provenendo dalla brulicante e fitta luminosità della pianura di Vittorio Veneto, la visione più palese per capire l’estensione della città diffusa, l’isolato e fioco luccicare delle finestrelle di Montaner, o della borgata di Piai, pensando al Bachelard della Poetica dello spazio, è ancora in grado di inviare messaggi di misteri e di antiche consuetudini, con il paesaggio olfattivo di focolari accesi e minestroni rustici che gorgogliano sulle cucine economiche, accrescendo in chi osserva il senso di intimità e di poesia dell’abitare.
INDICE
Prefazione
di Francesco Vallerani
Introduzione
Capitolo primo: Elementi di geografia culturale
Evoluzione storica della geografia culturale
Definizione e paradigmi della geografia culturale
Definizione e strumenti di analisi del paesaggio culturale
I beni culturali
Capitolo secondo: Le minoranze etnico-linguistiche
L'interesse geografico per le lingue
Fondamenti di geografia delle lingue
La comunità etnica
La salvaguardia di lingue e di culture "minoritarie"
Le comunità alloglotte del territorio italiano: problemi e prospettive
Capitolo terzo: Origine e percorsi del popolo cimbro
Le ipotesi sull'origine del popolo cimbro
I percorsi del popolo cimbro
Capitolo quarto:Asiago Sette Comuni
Analisi geografica e territoriale dell'Altopiano di Asiago
I Cimbri dei Sette Comuni Vicentini: analisi storica e situazione attuale
Visita all'Istituto di Cultura Cimbra di Roana
Il dialetto cimbro dei Sette Comuni Vicentini
La letteratura cimbra dei Sette Comuni Vicentini
Credenze mitiche e credenze popolari nell'immaginario collettivo dei Cimbri
Capitolo quinto: Il Comune di Luserna
Analisi geografica e territoriale dell' Altopiano di Luserna
I Cimbri di Luserna: analisi storica e situazione attuale
Visita al Centro Documentazione di Luserna
Luserna: ultima roccaforte del Taitsche Sproche
Tradizioni luserne
Capitolo sesto: I Tredici Comuni Veronesi
Analisi geografica e territorialedel Parco Naturale Regionale della Lessinia
I Cimbri dei Tredici Comuni Veronesi:analisi storica e situazione attuale
Visita al Museo dei Cimbri di Giazza
Attività tradizionali: la giassàra, la calcàra, la carbonara
Sculture popolari sacre nell'area dei Tredici Comuni Veronesi
Il Taucias Garëida
Capitolo settimo: I Cimbri del Cansiglio
Analisi geografica e territoriale della Piana del Cansiglio
I Cimbri del Cansiglio: analisi storica e situazione attuale
Visita al Museo Etnografico di Cultura Cimbradi Pian Osteria
Vocaboli e toponimi cimbri
I "Cimbri scatoleri" del Cansiglio
Storie e avventure dei Cimbri del Cansiglio
Conclusioni
Bibliografia