Categoria: Libri
Editore: SVS Casa editrice Alpina
Pagine: 80
ISBN: 8878321176
Anno: 1991
Note: A cura del Gruppo Promotore Parco delle Marmarole-Antelao-Sorapiss

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I parchi, oggi, l’unica possibilità concreta di salvaguardia

Prefazione

di Walter Giuliano*

Di aree protette si discute, nel nostro Paese, da anni: ma le parole hanno sinora trovato difficoltà insormontabili per tradursi in realtà. La situazione a livello nazionale è rimasta per oltre vent’anni desolatamente ferma al 1968 anno in cui venne istituito il Parco Nazionale della Calabria. Il tutto in palese trasgressione del D.P.R. 616/1977 che imponeva al Parlamento di procedere all’emanazione di una legge in materia entro il 1979. Nonostante i vari ministri per l’ambiente susseguitisi in questi anni abbiano fatto grandi proclami, promettendo a tempi brevi nuove realizzazioni, nulla è stato fatto sino alle recenti “forzature” del ministro Giorgio Ruffolo, peraltro salutate in maniera contraddittoria dal mondo ambientalista. Sulla base della legge n.305 del 28 agosto 1989 che prevedeva otto nuovi nazionali: Pollino, Foreste Casentinesi, Dolomiti Bellunesi, Monti Sibillini, Arcipelago toscano, Aspromonte e Delta padano. Data la loro natura, per il momento del tutto teorica e in attesa di una loro concretizzazione sul territorio, questi parchi sono stati maliziosamente – ma non a torto – definiti da una parte del mondo ambientalista “parchi di carta”. Ma è forse anche grazie a queste iniziative che l’iter della legge quadro sulle aree protette ha avuto uno scossone nel 1991, giungendo all’approvazione della Commissione Ambiente della Camera, in sede legislativa, l’8 maggio dello stesso anno. Intanto la situazione nazionale, secondo i dati del “Registro delle aree protette italiane” elaborato dal Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell’Ambiente, vede protette 627 aree per un totale di 2.226.754 ettari, corrispondenti al 7,4% del territorio nazionale. Secondo questi dati ai 5 parchi nazionali esistenti vanno aggiunti i 7 in itinere; le riserve di Stato esistenti sono 157; le riserve regionali esistenti sono 244, quelle in itinere 58; i parchi regionali sono 83, 11 sono in fase di realizzazione; le zone umide protette sono 45, una in via di istituzione; le riserve marine, infine, sono 5.

Con l’approvazione della legge quadro i parchi nazionali previsti diventano 14. Oltre a quelli avviati dal ministro Ruffolo: Cilento e Vallo di Diano, Gargano, Gran Sasso e Monti della Laga, Maiella, Val Grande, Vesuvio, Golfo di Orosei/Gennargentu. Fortunatamente, alla latitanza degli organi statali, si è spesso sostituita in questi anni l’azione delle Regioni, che hanno dato vita ad una politica regionale dei parchi e delle riserve naturali. È stata questa una palese dimostrazione di come non hanno ragione di esistere conflitti di competenze amministrative tra Stato e Regioni in materia di aree protette: il nostro ordinamento istituzionale lascia largo spazio di manovra all’iniziativa sia del potere locale che di quello centrale, delineando diversi livelli di competenze e di intervento che garantiscono la pluralità degli interessi, Parchi nazionali, regionali, interregionali, comunali, provinciali, hanno la possibilità di coesistenza pacifica nell’interesse superiore della tutela ambientale. La situazione attuale dimostra che la politica regionale dei parchi può diventare davvero operativa (ed efficace) là dove le amministrazioni locali sono preparate e sensibili a un discorso di tutela che prende le mosse proprio dall’istituto del parco. E i parchi sono al momento l’unica possibilità concreta di salvaguardia del nostro ambiente naturale, almeno per le aree di maggior interesse scientifico. Salvaguardia che non significa una serie di vincoli “passivi” (non fare questo, non costruire quello), ma promozione di nuovi modelli di sviluppo, sperimentali e dimostrativi della strada da seguire per ottenere compatibilità tra ecologia ed economia.

Ma la politica delle aree naturali non può che essere un momento particolare della più ampia politica di gestione del territorio. Va riaffermata la necessità e l’urgenza di una politica globale del territorio rispettosa dell’ambiente che non può essere sostituita dalla tutela di “isole felici” quali appunto i parchi e le riserve naturali, che rischiano di essere del tutto slegate dal territorio circostante e anzi funzionare da giustificazione alle politiche di sfruttamento e di rapina che in esso si sono finora attuate e si continuano ad attuare. La politica attuale fa riferimento a leggi dello Stato ampiamente superate sia tecnicamente che politicamente e a leggi regionali non sempre razionali né facilmente gestibili. Per il futuro non si potrà più prescindere assolutamente dai rispetto dell’ambiente nel programmare attività umane e sviluppo economico.

Verrà il momento in cui potremo finalmente rinunciare ai parchi e alle aree protette, perché vorrà dire che tutto il territorio sarà finalmente giunto a un livello di gestione tale da garantirne il corretto uso non solo per il presente, ma anche per le generazioni future. Davanti a noi si apre una fase di sviluppo dai mille lati oscuri, una nuova sfida nella storia della umanità estremamente stimolante, la cosiddetta epoca post-industriale: siamo convinti che in questo periodo storico saranno beati gli ultimi arrivati all’industrializzazione, perché saranno i primi dell’era post-industriale.

La sfida lanciata con la tutela dell’ambiente naturale, apparentemente poco remunerativa a breve periodo, è destinata a grandi frutti in prospettiva. E il discorso vale, in maniera particolare, per le nostre aree alpine dove la politica di tutela può e deve svolgere una funzione di motore trainante per una diversificazione delle attività che rifiuti la monocultura del turismo di rapina per aprirsi ad esperienze di turismo sociale e culturale. Una simile ipotesi di sviluppo apre nuove prospettive e precorre una via obbligata di nuovi rapporti tra l’uomo con le sue attività economiche e sociali e l’ambiente naturale in tutte le sue componenti fisiche e vitali.

Per questo, gli ambientalisti non possono non appoggiare questo progetto di area protetta nel territorio delle Marmarole, del Sorapiss e dell’Antelao. Un territorio che generazioni hanno rispettato e tutelato e che non può essere dilapidato delle sue mille risorse dalla nostra società consumistica che proprio con i comportamenti di questi decenni, rischia di correreverso il suo tramonto. La consapevolezza della situazione privilegiata in cui oggi questo territorio si trova e che costituisce una solida base per lo sviluppo del domani, deve diventare patrimonio di tutti i suoi abitanti. Il futuro può iniziare proprio da questo. Anticiparlo accogliendo questa proposta intelligente e lungimirante, sarà motivo di orgoglio davanti alle generazioni che in futuro editeranno da noi questa terra di cui non siamo padroni ma semplici inquilini destinati a passare.

*Giornalista, ambientalista, già segretario nazionale Pro Natura, Capo redattore di ALP

 

INDICE

Prefazione:

I Parchi, oggi, l’unica possibilità concreta di salvaguardia, di Walter Giuliano, p.7

Sviluppo a tutti i costi o sviluppo a servizio dell’uomo…?, di Mirta Da Prà Pocchiesa, p.10
Che cos’è – e che cosa non è – un parco, p.15
Le possibilità che offre, p.17
Perché un Parco nella nostra zona, p.22

La flora, di Massimo Spampani, p.24

Il bosco e la foresta di Somadida: esempio di gestione e conservazione, di Alberto Colleselli, p.35

La fauna, di Francesco Mezzavilla, p.38

I monumenti più affascinanti della nostra storia geologica, di Michele Da Pozzo, p.43

Le fortificazioni del Parco: resti e ricordi di una storia che non può essere dimenticata, di Walter Musizza e Giovanni De Donà, p.47

Camminare nel Parco, di Francesco Svaluto Moreolo, p.53
cinque itinerari per conoscerlo:
Percorso n.1 “Anello del Laudo”, p.56
Percorso n.2 “Una Torre da scoprire”, p.56
Percorso n.3 “Ho visto un re”, p.57
Percorso n.4 “Com’è verde la mia valle”, p.57
Percorso n.5 “Il paradiso non può attendere”, p.58

Per gli escursionisti, per gli alpinisti, per tutti, un’area da conservare, di Luca Visentini, p.59
Ascensione dell’Antelao, p.60
Ascensione alla Punta Sorapiss, p.61
Ascensione al Cimon del Froppa, p.63

Cultura, tradizione ed economia nel tempo, di Serafino De Lorenzo, p.65

Uno sguardo al furo: l’”industria verde”, di Franco Tassi, p.67
Un Parco, un progetto, un desiderio di molti, p. 72

Tags: Parco  
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