E un’ascesa al Cimon della Palantina (Monte Cavallo) 23, 24 e 25 luglio 1876
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(...) non teme confronto con qualsiasi montagna delle nostre prealpi e tutte le vince in bellezza.
Capitolo I
Fra le più meste e pur più gradite memorie della giovinezza io annovero uelle che mi riportano dodici o tredici anni addietro, a quell’epoca, cioè, in cui io era studente all’Università.
Allora, ad ogni vacanza, mi affrettavo a salire in vagone e a correre di gran carriera le cinque ore di ferrata da Padova ad Udine, per rifare il viaggio in senso inverso, non appena finite le vacanze. [...] attaccato allo sportello del vagone, che, ognor più veloce, mi allontanava dal mio paese, io contemplava, sempre correndo [...] quella vasta pianura friulana e correva a posarsi sui monti. [...] Fra quei monti uno particolarmente mi attraeva lo sguardo, mi destava in cuore una smania di trovarmi lassù, di contemplare da quell’aereo belvedere il mio Friuli, di godere a lungo di quella luce, di respirare a larghi polmoni di quell’aura fresca e vivificante.
Era il monte Cavallo.
Vetta piramidale posta su vastissima base, è dessa in vista di tutta la veneta pianura tra Venezia e Trieste e di quasi ogni cima delle nostre Alpi; ma appare più che mai imponente a chi viene da Udine allorché, avanzandosi lungo la grande strada d’Italia, gli accada di oltrepassare il Tagliamento e di approssimarsi a Pordenone. Non è molto elevata in via assoluta, come quella che non giunge ai 2250 metri sul mare; ma sembra essere un vero gigante, perché i suoi piedi scendono a bagnarsi nelle sorgenti del Livenza e nel Gorgazzo, o finiscono a Dardago e a Budoia, cioè da 50 a 150 metri sullo specchio marino. L’occhio quindi abbraccia di un tratto un macigno di quasi 2200 metri d’altezza.
Quella vetta è cretacea. Non presenta quindi i duri e decisi profili, le forti salienze, i frastagliamenti delle cime dolomitiche; ma, contuttociò, quella sua forma tetraedica si stacca e predomina sulle altre montagne, e vi seduce in modo da non saperne spiccare lo sguardo.
Bisogna vederla particolarmente nelle fredde e serene mattinate del gennaio, allorché, dal Pian del Cavallo in su, cinge i suoi fianchi di una splendida corazza di neve.... allora il suo profilo, dopo quello del suo fratello maggiore, il Canino, non teme confronto con qualsiasi montagna delle nostre prealpi e tutte le vince in bellezza. [...]
INDICE
CAPITOLO I. – Introduzione – I monti e le patrie – Il monte Cavallo possiede una storia – Ascesa del 1872 – The Bosco del Cansiglio, and Monte Cavallo by Tuckett – Gli stranieri e le Alpi italiane
CAPITOLO II. – A Sacile – Fonti altimetriche – Il Livenza e le sue sorgenti – Il Gorgazzo – I conti di Polcenigo nella storia friulana – Vicini pericolosi – Benemerenze civili – Il Castello – La battaglia dei Camolli – La terra di Polcenigo
CAPITOLO III. – I preparativi – L’ascesa al Cansiglio I muli e i carbonai – Le acque al sugo di rane – Vetta Paradisa e il prospetto del bosco – Le Sperlonghe – Arrivo al Palazzo
CAPITOLO IV. – Il Bosco del Cansiglio – Cenni geografici ed altimetrici – Il suolo e la foresta – Vicende storiche – Il Bosco sotto i vescovi di Belluno – Sotto Venezia – I turchi – Il Bosco oggidì – Il Buso della Lume – Un’altra passeggiata – Temporale nella foresta – Canaje
CAPITOLO V. – Partenza da Canaje – La Casera Palantina – La guida – Il Cimon della Palantina – La nebbia – Il Pian del Cavallo – In islitta – La valle di San Tomè attraverso la pioggia – Dardago e Budoja – A Polcenigo di nuovo – Perorazione