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Copertina di Zattere, Zattieri e Menadàs
Categoria: Libri
Editore: Comune di Castellavazzo - Fameja dei zatèr e menadàs del Piave
Pagine: 289
Anno: 1992
Note: Ristampa dell'edizione 1988 in occasione delle manifestazioni celebrative, Maggio-Settembre 1992

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PREFAZIONE

La storia degli zattieri e della fluitazione del legname lungo il Piave potrebbe sembrare a prima vista un argomento circoscritto; in realtà le attività boschive, la lavorazione, il commercio e il trasporto del legname hanno costituito per secoli uno dei nodi fondamentali dell’economa e della storia del Bellunese. Risulta pertanto difficile riuscire, in un volume, a indagare in maniera esaustiva sul complesso intrecciarsi di interessi, di eventi, di storie individuali e collettive che hanno segnato l’evoluzione di queste attività nel tempo.

I saggi che seguono non intendono delineare una storia globale del fenomeno in questione, dalle sue prime attestazioni ai giorni nostri, ma piuttosto approfondire alcune tematiche secondo prospettive diverse: storiche, etnografiche e linguistiche.

Il Piave, prima che le sue acque impetuose venissero imbrigliate con dighe e bacini, era la principale arteria che metteva in comunicazione le montagne bellunesi con la pianura veneta. Già in epoca romana è attestata la significativa presenza nel Bellunese e nel Feltrino di un collegium dendrophorum. Nel medioevo il commercio del legname con Venezia e con le altre città venete si infittisce; di pari passo aumenta l’importanza degli zattieri che, nel 1462, si riuniscono in corporazione, dandosi uno statuto.

Zattere, zatoli, raxi non trasportano solamente il legname per costruire i palazzi, le case e le navi della Serenissima, ma anche i chiodi e i ferri prodotti dalle fucine zoldane, le pietre di Castellavazzo e quelle da molitura delle cave di Bolzano Bellunese e Tisoi, il carbone di legna, i prodotti caseari, animali e passeggeri. Questi natanti, sulla cui struttura e solidità ci ha lasciato alcune interessanti annotazioni Pierio Valeriano (sec. XVI), si prestavano infatti anche a trasportare tutte queste merci e costituivano un mezzo sicuro e ben congegnato. La loro costruzione, che avveniva nel porto di Perarolo dove sorgeva l’antico cidolo, era affidata all’abilità degli zattieri ligadori, quasi tutti provenienti da Codissago o Castellavazzo. Essi giungevano all’alba a Perarolo e, dopo una giornata di intenso lavoro per forare le travi, legarle con le sache ritorte e incernierare le varie coppole di cui era costituita la zattera, la facevano fluitare in quel tratto di Piave pieno di insidie che porta da Perarolo a Codissago. Si trattava di un vero e proprio collaudo, superato il quale la navigazione si prospettava più tranquilla fino alla laguna di Venezia. L’equipaggio, formato in genere da quattro uomini (caporal de manafànt, caporal de manmèstro, due codàgn), veniva sostituito lungo il percorso ai vari approdi presenti sul Piave: Belluno (Borgo Piave), Nervesa, Falzè, Ponte di Piave. Gli zattieri dovevano quindi rifare a piedi il percorso inverso, contrassegnato dalla presenza di numerose osterie poste nei punti strategici.

Si trattava di un mestiere molto duro e la selezione era drastica: riusciva a resistere solo chi aveva una tempra forte e coraggio per affrontare i pericoli che quotidianamente si presentavano. Navigare per ore sulle acque fredde del Piave, specie d’inverno, e magari dover scendere per disincagliare o girare la zattera, non era alla portata di chiunque. Abilità, destrezza, prontezza di riflessi erano requisiti indispensabili. Nonostante la bravura di questi navigatori fluviali, molti di essi perirono travolti dalle acque o schiacciati dai tronchi che stavano trasportando. Il corrispettivo economico per tali fatiche e pericoli era molto modesto e riusciva a malapena a mantenere famiglie numerose; le donne, rimaste in paese, dovevano ingegnarsi con altre attività a integrare le scarse entrate.

Agli zattieri e alle loro famiglie è dedicato questo volume.

Daniela Perco

INDICE

Presentazione, p. 3
Prefazione, p.

G. Vendramini, Boschi e legname nelle relazioni dei rettori veneti a Belluno, p. 7
O. Ceiner Viel, Dell’arte di “navegar per la Piave”. Lo “statutum” della famiglia dei “zater” di San Nicolò di Belluno, p. 36
Appendice, p. 67
G. Cagnin, “Quando le zatte passa de là zoso”. Il passaggio delle zattere lungo il Piave in territorio trevigiano nel secolo XIV, p.77
D. Gasparini, Brentane vino… e vetriolo. Documenti per la storia degli zattieri nel quartier “di là da Piave” e nella contea di Valmareno, p. 91

A. Troian, Alcuni esempi di cartografia storica della Pieve di Lavazzo, p.115
G. Follador, Il cidolo di Perarolo e la rivolta delle comunità cadorine contro la società dei commercianti di legname, p. 131
F. Losso, Fiumane, zattieri e ponti, p. 147
G. Sebesta, Struttura-evoluzione della zattera, p. 177
G.B. Pellegrini, Appunti sulla terminologia della fluitazione nell’Italia nord-orientale, p. 217
D. Perco, Storie di uomini e di acque: testimonianze sugli zattieri del Piave, p.247

Appendice, p.267