Dalle sorgenti del Piave a Vittorio Veneto
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Questa Alta via è nata per caso. Quando furono realizzate le Alte Vie delle Dolomiti n.1 e n.2, che più volte, tanti anni fa e di recente, avevo percorso casualmente e senza un ordine preciso
Premessa
Questa Alta via è nata per caso. Quando furono realizzate le Alte Vie delle Dolomiti n.1 e n.2, che più volte, tanti anni fa e di recente, avevo percorso casualmente e senza un ordine preciso (ma mai interamente), frugando nei ricordi delle mie scorribande alpine (e professionali), mi sovenne di una catena di monti che già conoscevo in gran parte molto bene e sui quali si sarebbe potuto certamente descrivere un itinerario che, logicamente collegato nei vari tratti, avrebbe potuto costituire un’Alta Via. Non è questa una delle “classiche vie” come si usano definire i percorsi oggi di moda attraverso i più famosi gruppi delle Dolomiti. I quali però hanno anche gli inconvenienti dovuti alla meritata celebrità che godono: e che derivano in sostanza dalla frequenza eccessiva (per lo meno localizzata in alcune parti) e quindi dalla presenza di una folla eterogenea e scomposta (che ovviamente nulla ha a che fare con le Alte Vie), e che porta con sè i segni della cosiddetta civiltà: quella civiltà che da decenni reclamizza e deprime le più belle e gloriose montagne delle Alpi.
Questa Alta Via, che pur tenendosi parzialmente al margine interno delle Prealpi, presenta caratteristiche d’alta montagna invero di prim’ordine, non possiede una fama altisonante: anzi, in effetti se ne sa ben poco. Ma in compenso ha un altro vantaggio: quello di svolgersi quasi interamente al di fuori delle vie battute. I sentieri, che fino a qualche decennio fa erano numerosi, oggi sono in parte cancellati dalle erbacce, invasi dalla boscaglia, distrutti dalle frane, perché non più i bovini e i greggi di pecore salgono nei mesi estivi alle antiche romantiche casere, che stanno consumandosi all’ingiuria implacabile del tempo. Tutto hanno abbandonato, i pastori, scesi per non più tornare: troppo forte e allettante è il richiamo della civiltà dei consumi e del benessere. Tranne qualche eccezione, che tale resterà per qualche tempo ancora, la tradizionale (e ormai definitivamente superata) economia della montagna, che era stata la vita stessa della montagna, è scomparsa. Il turismo di massa, coi suoi vantaggi indiscutibili e coi suoi difetti gravissimi, ha preso il sopravvento quasi ovunque. Qui no, tuttavia, e per fortuna. Turismo (e alpinismo) è possibile farne si, finchè si vuole, ma alla maniera del buon tempo antico, camminando a piedi, e rampicando anche, in un idilliaco isolamento, fuori delle volgarità, e fuori del baccano e dei rumori inutili.
Qui, in grandissima parte, l’ambiente è davvero e meravigliosamente solitario e selvaggio. Qui si svolge l’Alta Via, che proprio per questo ho chiamata Alta Via dei Silenzi. Qui si ritrova infatti la montagna rimasta quella dei millenni: Wolfgang Herber, il grande alpinista che una ventina d’anni or sono ha compiuto un numero imponente di nuove scalate nel gruppo degli Spalti e Monfalconi, ripercorrendo nel 1967 e 1968 il Duranno e il Col Nudo, sulle orme del Patéra, ha scritto in proposito: Wie zur Zeit der Erschliessere, come al tempo della prima scoperta. Aggiungendo di avere impiegato, appunto per la sparizione o la incertezza dei sentieri, e per la mancanza di punti di appoggio com’erano le casere, povere ma abitate, il doppio e anche di più, del tempo che bastava ai pionieri per raggiungere l’attacco delle crode. (A parte il fatto, però, che Patéra era un camminatore formidabile, eccezionale: quanti oggi sarebbero capaci di salire, come lui, da casera Lodina alla cima del Duranno, in due ore e 55 minuti?). Questa, dell’Alta Via dei Silenzi, è ancora la Montagna del Buon Dio. Possa chi vorrà percorrerla, unitamente ai vantaggi di un sano esercizio fisico, trovare i motivi di una toccante, intima, soddisfazione estetica e spirituale.
INDICE
Premessa
Caratteristiche dell’Alta Via e avvertenze generali
Carografia e bibliografia
L’ACCESSO ALL’ALTA VIA DEI SILENZI
Come si raggiungono le dorgenti del Piave
Le sorgenti del Piave e il Monte Peralba
ALTA VIA DEI SILENZI
1° tratto – Dal Rifugio alle Sorgenti del Piave a Sappada (Granvilla) per i Laghi d’Olbe
2° tratto – Da Sappada al rif. Fratelli De Gasperi
3° tratto – Dal rif. Fratelli De Gasperi al rif.Tenente Giuseppe Fabbro
4° tratto – Dal rif.Tenente Giuseppe Fabbro al rif. Giàf
Itinerario A)
Itinerario B)
Itinerario C)
5° e 6° tratto – Dal rif. Giàf al Bivacco Gervasutti
5° tratto – Itinerario A) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
6° tratto – Itinerario A) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
5° tratto – Itinerario B) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
6° tratto – Itinerario B) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
5° tratto – Itinerario C) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
6° tratto – Itinerario C) Sul versante sud-est degli Spalti e Monfalconi
IL GRUPPO DEL DURANNO
7° tratto – Dal Bivacco Giusto Gervasutti o dalla Capanna Tita Barba al Bivacco Paolo Greselin
Itinerario A)
Itinerario B)
8° tratto – Dal Bivacco Greselin al rif. Maniago
9° tratto – Dal rif. Maniago a Erto e a Cimolais
IL GRUPPO DEL COL NUDO-CAVALLO
10° tratto - Da Erto o da Cimolaisin Alpago
Itinerario 1/a
Itinerario 1/b
Itinerario 2
11° tratto – Dal rif. Dolada o dal rif. Alpago al rif. Semenza e in Cansiglio (Campon)
12° tratto – Dal Cansiglio (Campon) al rif. Pizzoc alla città di Vittorio Veneto (Serravalle)