Bibliografia del Cansiglio
Scippo del Cansiglio (Lo)
Come l’Alpago ha perso il suo bosco
- Categoria: Libri
- Autore: Zoccoletto Giorgio
- Editore: Dario De Bastiani Editore
- Pagine: 131
- ISBN: 9788884665010
- Anno: 2016
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Documento:
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Con l’accordo stabilito nel 1754 si volle rimediare a due situazioni disastrate: quella del bosco del Cansiglio e quella della popolazione dell’Alpago.
Il bosco del Cansiglio
Con l’accordo stabilito nel 1754 si volle rimediare a due situazioni disastrate: quella del bosco del Cansiglio e quella della popolazione dell’Alpago. Lo stato del bosco era praticamente come l’aveva descritto il podestà e capitano di Belluno Mario Soranzo durante la visita eseguita in esecuzione degli ordini di perimetrare la foresta ogni cinque anni. Il rappresentante governativo rimase in Cansiglio quindici giorni nel mese di agosto del 1734 accompagnato dall’avvocato fiscale Francesco Alpago ed accolto dal capitano del bosco e dai rappresentanti delle comunità confinanti. Soranzo fu sorpreso dalla bellezza del luogo, ma restò inorridito quando gli mostrarono i resti di un incendio scoppiato nel settembre precedente a causa di una saetta. Allora era stato inviato d’urgenza il patron all’Arsenal Marc’Antonio Foscarini, che riuscì con molto vigore a circoscrivere il fuoco, ma aveva dovuto sacrificare un gran numero di alberi buoni che restavano ancora sul terreno a marcire.
Il controllo di Soranzo partì dalla verifica dei cippi di confine posti in luoghi impervi per la circonferenza di 90 miglia. Furono assicurate molte delle croci piantate sui cippi e ne furono rimesse 63 al posto di quelle divelte per furto. Sui cippi furono incise la data del 1734 e le iniziali del controllore M S, cioè Mario Soranzo. Durante il giro il podestà rilevò moltissimi tagli abusivi soprattutto nei versanti friulano e trevisano, tagli per far zoccoli, stanghe di carro e travature per soffitto. Infatti solo nel versante dell’Alpago era mantenuto un guardiano, mentre altrove l’onere non era rispettato. Per mettere le cose in chiaro Soranzo fece arrestare un rappresentante per ognuno dei comuni e li mandò tutti in prigione a Belluno finché non si fosse provveduto alla nomina del guardiano. Sapeva benissimo però che le denunce e le indagini sarebbero andate per le lunghe per la lentezza dei tribunali e per l’omertà della gente. Sarebbe stato quindi un buon rimedio far pagare subito la multa alle comunità inobbedienti fintanto che non fossero stati scoperti e condannati i ladri.
Altra sorpresa la si ebbe dalla parte di Osigo. Gli abitanti di quella località praticavano un’attività artigianale singolare: raccoglievano sugli alberi vecchi e morti i funghi secchi che vi crescevano a forma di piatto, li facevano a listerelle per stoppini di candele e per accendere la pipa. Per la raccolta tagliavano alberelli dritti e ne facevano scale, che poi abbandonavano. I pali restavano e ricrescendo creavano disordine. Altri danni furono riscontrati dove erano passati i boscaioli ingaggiati da fuori. Spesso tagliavano alberi che poi non risultavano adatti e li lasciavano buttati per terra senza curarne il trasporto. Prova ne erano migliaia di tronchi abbandonati. Era quindi assolutamente necessario che i tecnici boschivi marcassero bene le piante destinate al taglio a guida di qquei manovali ignoranti, arruolati solo perché accettavano la misera paga da chi aveva assunto l’appalto al ribasso. Danni si vedevano provocati dal pestaggio e voracità del bestiame immesso nelle praterie. Il diritto di pascolo veniva concesso con un decreto con l’indicazione dell’area, del titolare della concessione e del numero degli animali, ma con il passar del tempo i permessi venivano frazionati, o ceduti ed il controllo diventava impossibile. Si doveva quindi con frequenza fare un controllo, anche per difesa del privilegio antico degli abitanti dell’Alpago di pascolare in determinate aree limitrofe al bosco.
Soranzo ebbe modo di constatare lo stato fatiscente del cosiddetto palazzo, ossia della casa di ricovero per i tecnici, capitani, o visitatori. Altrettanto bisognosa era la chiesetta che doveva servire ai molti che frequentavano nei mesi estivi il Cansiglio. era stata iniziata nel 1678, ma i lavori erano stati abbandonati. Soltanto per i quindici giorni di permanenza il podestà ottenne dal curato di Farra il necessario per la messa. Ritornato a Belluno, chiese al vescovo di provvedere al bisogno. E mentre stava facendo la relazione della visita, a Soranzo arrivò da Venezia l’ordine dell’Avogaria di Comun per l’immediata scarcerazione dei rappresentanti arrestati. Le comunità avevano fatto ricorso e ricominciarono così le recriminazioni per disobbedire alle leggi sulla custodia del bosco.
SOMMARIO
Personaggi
Pietro Vendramin, inquisitor all’Arsenal
Alvise Emo, provveditor al Cansiglio
Bortolo Bortoluz, deputato dell’Alpago
Alessandro Cargniello, deputato dell’Alpago
Antonio Zanon, deputato dell’Alpago
Fatti
Il bosco del Cansiglio
Le Regole dell’Alpago
La proposta delle Regole
I pareri dei magistrati
L’accordo con le Regole
La visita del 1755
Il sale scuro
L’invio del provveditor
La nuova proposta
Il mandato di pagamento
Epilogo
Documenti
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