Categoria: Libri
Editore: marcopolosystem
Pagine: 195
Anno: 2013
Note: Ristampa anastatica dicembre 2020, Dario De Bastiani Editore, Proloco di Fregona e Regione Veneto

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E’ noto che il Bosco d’Alpago nel 1548 venne sottoposto  dal Senato Veneto, a un severo demanio di stato per le necessità dell’Arsenale di  Venezia.

INTRODUZIONE

Le conterminazioni del  Cansiglio sotto la Serenissima.  Ricerca e studio.

E’ noto che il Bosco d’Alpago nel 1548 venne sottoposto  dal Senato Veneto, a un severo demanio di stato per le necessità dell’Arsenale di  Venezia. Da quell’anno furono effettuate una trentina di  conterminazioni (confinazioni) dell’area che divenne “Il Gran Bosco da reme di S.Marco”. Non si sa  con precisione quanti furono i cippi lapidei stabiliti: tra revisioni dei confini, rettifiche, arretramenti o ampliamenti dell’area, certamente molti. Dopo che lo Stato italiano operò la propria confinazione nel biennio 1874-75,  con 300 cippi  marcati FN ( Foresta Nazionale), i termini veneziani vennero abbandonati e caddero nell’oblio, sepolti nel fitto delle boscaglie. Essi sono rimasti tuttavia al loro posto . Per sottrarli alla dimenticanza sono stati  recentemente fatti oggetto di rivisitazione da parte di un gruppo di motivati ricercatori che fanno capo al Gruppo Archeologici di Polcenigo (GrAPo).

La ricerca si è valsa della consultazione delle relazioni di confinazione a suo tempo rilasciate dai Rettori della città di Belluno e conservate all’Archivio Storico Comunale di Belluno, di documentazione esistente presso l’Archivio di Stato di Venezia, nonché dello studio delle mappe del Catasto Austriaco (1842). In particolare è stato utile come carta di lavoro di partenza un elaborato curato dall’Architetto Moreno Baccichet e collab., inedito, dal suggestivo titolo “La Foresta scritta”, titolo che, per cortese licenza, è stato mutuato infine nella presente ricerca, nel quale sono stati riportati in mappa in scala 1:15000 molti dei termini  antichi come risultano dalle mappe dei catastatici della prima metà dell’800. La ricerca ben presto è stata  allargata all’intero perimetro della foresta ed è  cresciuta come un progetto globale e organico consentendo di toccare  temi collaterali ( cartografia storica, documenti d’archivio, toponomastica d’epoca ecc. ). La ricerca degli antichi cippi veneziani, proseguita per quasi due lustri, ha richiesto reiterati controlli dei massi, valutazione della loro vulnerabilità, interventi di pulizia e restauro. Tale lavoro ci ha  consegnato una mole di risultati  tale da suggerire il disegno  di un impegno divulgativo. Con ciò non si sancisce la conclusione della ricerca che ovviamente potrà continuare finchè sarà necessario.  Certamente si può fare un primo bilancio critico dello stato dell’arte della ricerca. In particolare ribadire le difficoltà della ricerca.

I cippi non si presentano come  stele  o pilastri, approntati ad arte, bensì sono massi naturali ben radicati nel terreno di cui la foresta abbonda: pietre ora piane ora emergenti, ora piccole ora grandi. Le azioni crionivali e meteoriche hanno operato nei secoli un forte degrado sui massi da rendere arduo il loro riconoscimento. Un ulteriore ostacolo  è dato dalla ricoprente  vegetazione musciale. Molti cippi si nascondono in luoghi impervi o inattesi. Circa la difficoltà di decriptare le  iscrizioni v’è da dire che su una medesima superficie lapidea sono presenti più incisi che si intrecciano o si sovrappongono confondendosi. Conviene anche ricordare che essi hanno subito nei secoli altre vicissitudini di natura maliziosa a causa dei reiterati tentativi di modificare i segni dei confini della foresta da parte delle comunità confinanti come riferisce il Di Berenger nella sua opera fondamentale, “Archeologia forestale”, “ciò avvenne per la malizia dei pastori e comunisti confinanti, che cercinavano e tagliavano gli alberi d’orlatura, distruggendo o spostando le pietre di confine ( talvolta grossi massi, che con impegno incredibile sapevano spostare da una  all’altra valle o vetta, cambiando denominazione ai luoghi e col disboscarli , la stessa natura; minacciando nella vita i saltari”1 . In una lettera trasmessa dal Podestà di Belluno Leonardo Dolfin al Senato nel, 1653 richiamandosi alla conterminazione eseguita trent’anni prima da Federico Cornaro, si dice “Molti termini sono corrosi dall’acque et erbe che li ricoprono  e dal tempo più non si riconoscono” . Figurarsi oggi a distanza di tanti anni! Fa meraviglia se taluni cippi non saranno mai ritrovati?

Si è inoltre constatato che i termini storici non sono dislocati a vista tra loro. Tra essi si danno distanze anche  superiori alle 600 pertiche ( una pertica veneta vale circa 2 metri). L’orografia dei luoghi e il fitto bosco impediscono in ogni modo di procedere a vista da  un cippo all’altro. La decriptazione delle pietre ( la parte più interessante della ricerca), ci restituisce le iniziali degli ispettori che effettuarono le regolamentari  ispezioni confinarie, i millesimi corrispondenti, la numerazione progressiva, una o più croci incise e i fori per le croci ferree che vi erano infisse, qualche spezzone residuo delle medesime…Nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte a vere e proprie pagine stipate di incisioni lasciate nell’arco di circa 250 anni di storia della foresta.

Le antiche conterminazioni  vennero  ordinate in senso orario ( come del resto anche quelle moderne),  su un perimetro esterno di 50 chilometri circa.  Questo  studio  non  si è occupato delle  confinazioni interne, ossia  di  quelle che delimitavano i pascoli interni. Accenniamo infine alla difficoltà di trascrivere ( e leggere) i documenti trasmessi dai Rettori del tempo. Tali relazioni che si dispiegano nell’arco di 250 anni, non si prestano a una utilizzazione sinotticamente attendibile. Vi si trovano infatti esposizioni sbrigative o contrastanti. Una conferma ce la dà G. Spada, nel suo libro “Il gran bosco da remi del Cansiglio”. Egli chiosa : “Spesso le operazioni ( di confinazione ) non venivano concretamente effettuate dai Rettori, ma valutate in modo approssimativo, in quanto i medesimi non avevano percorso i luoghi, o perché anziani o per evitarsi faticose salite alle cime dei monti, per le cattive condizioni di viabilità delle zone interessate”2. E’ tutto dire!
Concludendo: la ricerca qui offerta è stata condotta con lo scopo di muovere una giusta attenzione sui detti oggetti archeologici , promuovere la loro tutela dal degrado e dall’oblio, e con ciò acquisirli pienamente nel contesto naturale , ambientale e umano di cui sono stati parte integrante nella storia del Cansiglio.

Note

  1. Di Berénger A., “Archeologia forestale”, Venezia,1863 ora, Roma, 1982.
  2. Spada G., “Il Gran Bosco da remi del Cansiglio nei provvedimenti della Repubblica di Venezia”, pag. 103, Roma, Ministero delle Risorse Agricole , Alimentari e Forestali, Collana Verde N. 97, 1995.

Indice

6          Presentazioni

9          Prefazioni

14        Introduzione

17        Ringraziamenti

19        Cap.1 Il Cansiglio: aspetti geomorfologici e ambientali

24        Cap.2 Radici del toponimo Cansiglio

28        Cap.3 Cronologia storica del Cansiglio sotto la Serenissima

36        Cap.4 Quadro storico e tecnico di riferimento

46        Cap.5 Di altri boschi banditi e confinati dalla Serenissima

50        Cap.6 I rettori e la gestione corrente del bosco

59        Cap.7 Da luogo separato ad “artefatto panorama” La Foresta del Cansiglio nell’800

69        Cap.8 Due disegni del Bosco d’Alpago

76        Cap.9 Sopra il toponimo del Cansiglio “Pietra incisa”

82        Cap.10 “Campo di Pille”, un toponimo scomparso

87        Cap.11 Leoni marciani nel Bosco d’Alpago

94        Cap.12 Sulla questione del “mezzo miglio rovesciato”

103      Cap.13 Schede delle confinazioni della Repubblica di Venezia in Cansiglio

153      Documenti

155      Dal “Libro” Cansiglio e Caiada “Instruttione sopra il presente libro

155      Delibera di Bando del Bosco d’Alpago

156      Relazione della conterminazione Antonio da Canal (1550)

160      Relazione della conterminazione LeonardoDolfin (1653)

167      Relazione della conterminazione Bernardo Trevisan (1679)

171      Relazione della conterminazione Antonio Barbaro (1795)

177      Corrispondenze

183      Carta dei cippi

184      Bibliografia

187      Indice dei nomi e dei luoghi

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