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Copertina di Foreste dei cacciatori paleolitici (Le)
Categoria: Libri
Editore: Società Naturalisti Silvia Zenari
ISBN: 9788890435904
Anno: 2009
Note: Atti del Convegno tenuto a Tambre d’Alpago il 20 giugno 2008

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Presentazione

Questo libro presenta i risultati, in gran parte inediti, degli ultimi quindici anni di studi condotti sulla paleoecologia e l’archeologia preistorica dell’Altopiano del Cansiglio e comunicati da esperti italiani e tedeschi ai partecipanti al convegno “Le foreste dei cacciatori paleolitici. Ambiente e popolamento umano in Cansiglio tra Tardoglaciale e Postglaciale”, organizzato da Veneto Agricoltura, Università di Ferrara e Consiglio Nazionale delle Ricerche a Tambre d’Alpago e in Cansiglio il 20 giugno 2008.

Grande attenzione è stata posta nello studio della torbiera del Palughetto, un archivio di particolare importanza per la storia delle foreste e del clima della catena alpina, perché consente di leggere con dettaglio decennale la storia del ripopolamento forestale al termine dell’ultima glaciazione. Scoperta in relazione alle prime indagini archeologiche, avviate all’inizio degli anni ’90 a seguito di rinvenimenti paleolitici di superficie sulla morena adiacente, la torbiera del Palughetto ha fornito lo stimolo per confrontare la registrazione archeologica di frequentazioni antropiche attraverso la transizione paleolitica-mesolitica, con le brusche variazioni climatiche avvenute al passaggio tra la fine dell’ultima glaciazione e l’inizio dell’interglaciazione attuale. L’impatto di questi mutamenti sulla vegetazione è registrato dal polline fossile intrappolato nei sedimenti e dagli anelli degli alberi accumulati nella torbiera. Lo studio paziente di quasi duecentomila granuli di polline fossile fornisce la registrazione più dettagliata del Tardoglaciale oggi disponibile in Italia. Inoltre, conteggiando e misurando gli anelli annuali dei tronchi fossili conservati nelle torbe, è possibile ricostruire l’andamento del clima anno dopo anno in un intervallo compreso tra 14.500 e 12.800 anni fa. Fossili di alberi così vecchi non si trovano in Europa al di là delle Alpi, dove le foreste erano del tutto scomparse durante l’ultima glaciazione, mentre sulle Prealpi Venete erano rimaste popolazioni, sia pur ridotte, di larice, pino mugo e abete rosso.

I ritrovamenti del Palughetto, come quelli, pure famosi, dei laghi di Revine (presso Vittorio Veneto), sono di interesse globale in quanto unici ad includere pigne e tronchi. Sulla base della composizione degli isotopi del carbonio e, in particolare, della radioattività dei singoli anelli di legno, è possibile ricostruire le variazioni dell’attività del Sole per l’intervallo di tempo di cui sono stati testimoni viventi. Le caratteristiche degli anelli annuali dei tronchi conservati in questi due siti dimostrano che momenti di interruzione della corrente calda del Golfo nell’Oceano Atlantico durante la parte finale dell’ultima glaciazione, documentati nei fondali oceanici, risultano correlati, rispettivamente, ad una riduzione dell’attività solare verificatasi intorno a 17.700 anni fa (testimoniata a Revine) e 12.800 anni fa (testimoniata a Palughetto).

Inoltre, l’antichità di questi alberi fossili consente di rispondere ad una delle questioni più misteriose della storia passata dell’ambiente nelle nostre regioni: dove sono sopravvissute le specie forestali quando le Alpi erano in gran parte ricoperte di ghiaccio e il clima non consentiva la vita degli alberi? Proprio dalle regioni del margine delle Prealpi Venete ha preso inizio il processo di ripopolamento forestale., cioè la migrazione delle specie che nei millenni successivi alla fusione dei ghiacciai hanno ripopolato l’intera catena alpina. Si piò perciò affermare che gran parte delle popolazioni di abete rosso che oggi rivestono le Alpi sono discendenti dalle popolazioni fossili vissute al Palughetto e nelle aree circostanti tra 14.500 e 11.000 anni fa. Dunque l’interesse di questi fossili, oltre che per i naturalisti e i climatologi, riguarda anche gli studiosi delle foreste e della loro struttura genetica.

In merito all’archeologia preistorica, il convegno ha permesso di illustrare lo stato delle conoscenze relative al primo popolamento dell’Altopiano da parte dell’Uomo di Neandertal e alla importante fase di colonizzazione antropica che ha accompagnato la riforestazione  tardoglaciale.

I siti tardoglaciali scoperti in Cansiglio si inquadrano nel sistema di occupazione del versante meridionale delle Alpi Orientali, largamente noto agli archeologi, e attestano la mobilità dei cacciatori-raccoglitori con spostamenti a vasto raggio verso contesti geologici ed ecologici diversi, dove poter reperire materie prime e approvvigionarsi di alimenti. In quest’ottica, ogni singolo insediamento (Bus de La Lum e Palughetto) si inquadra in una rete complessa di accampamenti caratterizzati da funzioni talora specifiche, talaltra più complesse.

Nuovamente per l’area del Palughetto, e precisamente per i due siti della fine del Paleolitico superiore collocati sui cordoni morenici, gli studi hanno permesso di riconoscere l’esistenza di attività artigianali diversificate (scheggiatura della selce, lavorazione delle pelli) e di piccole unità domestiche di circa 3m di diametro, ciascuna dotata di focolare proprio. La produzione di manufatti in selce scheggiata appare congruente con l’evoluzione tecnologica della fase recente del Paleolitico superiore, nel corso della quale si assiste alla progressiva semplificazione del sistema di produzione, nella tendenza alla fase di passaggio con il successivo Mesolitico. Sono stati inoltre valutati, grazie alle osservazioni petroarcheologiche e tipologiche, locali ma soprattutto esogene, che trova confronti con i siti del Piancavallo.

Altre novità riguardano gli insediamenti mesolitici: un ulteriore, importante tassello del vasto popolamento antropico delle Alpi Orientali. I siti attorno al Piancansiglio si pongono come una variante del noto sistema di occupazione del territorio nella regione alpina, in quanto distribuiti nelle quote intermedie tra il fondovalle e il limite superiore degli alberi, per quel tempo attestato tra 1800 e 2200 m.

La mobilità di questi gruppi umani o l’esistenza di contatti con la regione alpina più interna sono testimoniate da due manufatti in cristallo di rocca rinvenuti a Casera Lissandri 17, un insediamento di eccellenza dell’Altopiano. Gli studi suggeriscono come la sua funzione doveva essere uella di un campo di caccia di breve durata, dedicato all’apprestamento delle armi da getto.

Lo scenario tardopaleolitico e mesolitico del Cansiglio si inserisce a pieno titolo nella regione alpina, proponendo ipotesi di confronto e temi di approfondimento con altre regioni come ad esempio nelle Alpi Svizzere e precisamente nella regione di Château-d’Oex e del Simplon, oggetto di frequentazioni da parte dei cacciatori-raccoglitori dapprima nel livello montano, quindi nei livelli subalpini.

Veneto Agricoltura ha compreso l’importanza di questi ritrovamenti, ne ha sostenuto lo studio e ne sta proponendo la valorizzazione nel Museo dell’Uomo e del Cansiglio, dove prossimamente sarà possibile osservare i reperti botanici del Palughetto e i vari manufatti archeologici.

Il lavoro che qui presentiamo è dedicato alla memoria di Anna Vieceli, Dirigente del Centro Forestale Pian Cansiglio e del Settore Educazione Naturalistica di Veneto Agricoltura: di lei vanno ricordati sia l’amore profondo per la Foresta del Cansiglio, profuso nella consapevolezza di avere la responsabilità della gestione di un patrimonio di eccezionale valore storico e naturalistico, da trasferire alle generazioni future tutelandone la biodiversità e promuovendone una fruizione sostenibile, sia l’impegno per promuovere in tutto il territorio regionale l’educazione naturalistica. Le sue parole esprimono compiutamente le finalità da lei tenacemente perseguite: “L’attività di educazione naturalistica di Veneto Agricoltura viene realizzata attraverso un progressivo coinvolgimento dei vari soggetti destinatari delle azioni, in un processo di crescita culturale e di sensibilizzazione alle tematiche correlate e mediante la promozione di una corretta fruizione turistica delle aree in gestione, finalizzata ad un uso sostenibile del territorio”.

Paola Berto, Marco Peresani e Cesare Ravazzi

 

INDICE

Presentazione

Marco Peresani, Dario Ferroni, Carlo Mondini e Aldo Villabruna
Studi, ricerche, attività e prospettive di fruizione per un Cansiglio archeologico.

Ruth Drescher-Schneider
La storia forestale delle Alpi Sud-Orientali e del margine pedemontano durante gli ultimi 25 mila anni.

Cesare Ravazzi e Elisa Vescovi
Le testimonianze fossili della riforestazione del Cansiglio al termine dell’ultima glaciazione.

Michael Friedrich, Bernd Kromer, Daniel Reichle, Sabbine Remmele e Marco Peresani
Dendrocronologie del Tardoglaciale del Palughetto.

Marco Peresani
Le frequentazioni del Cansiglio nel quadro del popolamento preistorico delle Alpi Italiane Orientali.

Marco Peresani, Paola Astuti, Giulio Di Anastasio, Elisa Di Taranto, Emanuele Fuin, Ilaria Masin, Riccardo Miolo e Giovanni Testori
I campi epigravettiani del Palughetto

Marco Peresani, Silvia Ferrari, Riccardo Miolo e Sara Ziggiotti
Il sito di Casera Lissandri 17 e l’occupazione sauveterriana del versante occidentale di Piancansiglio.

Pierre Crotti
Le Prealpi Svizzere Occidentali nel quadro del popolamento in quota delle Alpi Centrali, nel Paleolitico finale e nel Mesolitico.