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Copertina di Patrizi Ussari  Alboranti
Categoria: Libri
Editore: Dario De Bastiani Editore
Pagine: 115
ISBN: 9788884660237
Anno: 2002
Link: Link Link Editore

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Antonio Lazzarini ricostruisce in queste pagine una affascinante e particolare vicenda storica che si svolge in Cansiglio nell’ultimo periodo della Repubblica di Venezia. Patrizi veneziani, soldati francesi e boscaioli bellunesi e trevigiani ne sono i protagonisti.
Tutto inizia l’8 giugno 1793 quando l’Inquisitorato dell’Arsenal di Venezia stipula un contratto con l’imprenditore Giuseppe Rova di Serravalle, per la vendita in piedi di 220.000 faggi “inutili” nel Bosco del Cansiglio. Un anno dopo il Reggimento all’Arsenal manda al Senato una lunga e minuziosa scrittura in cui denuncia il Rova di inadempienza contrattuale.

Odoardo Collalto, patrizio veneziano, nell’anno 1794 viene inviato in Cansiglio “sula faccia stessa dei luoghi” dall’Inquisitorato dell’Arsenal. Il suo compito è verificare le conseguenze del fallimento della Riforma forestale avviata da Venezia che prevedeva la ristrutturazione globale del governo dei boschi dello Stato e che avrebbe dovuto mutare radicalmente la fisionomia colturale del Cansiglio, la più grande foresta veneta. A conclusione della sua missione egli invia una lunga e accurata Relazione, qui pubblicata per la prima volta, che costituisce un elemento storico e culturale di particolare rilevanza e di indubbio interesse.

(dal risvolto di copertina)

 

UN PROGETTO FALLITO

Il bosco del Cansiglio dopo la riforma veneziana del 1792*

Confesso la verità che non poteva esservi altro movente che il mio dovere, e l’impegno di esaurire meno imperfettamente che fosse possibile le commissioni di vostre eccellenze, che mi conducesse ad azzardare e la mia persona e quella del mio ministero ad un rischio evidente di vita, reso meno prossimo e meno imponente dalla sola premurosa assistenza di alcuni villici che mi sostenevano e di alcuni altri che mi preparavano ad ogni passo un appoggio dove mettere il piede; soccorsi questi peraltro che non mi toglievano dal timore dei sassi o delle crode che, distaccandosi dall’alto di quei dirupi, potevano ruotolarmi indosso, come più d’una volta è successo in poca distanza da dove mi ritrovavo.[1]
Così scrive il conte Odoardo Collalto, patrizio veneziano, in una lunghissima e accuratissima relazione inviata il 22 dicembre 1794 ai suoi colleghi dell’Inquisitorato all’Arsenal, rimasti al sicuro nei palazzi della Dominante, sfidando tutt’al più, in gondola, le acque del Canal Grande. Invece il povero Collalto, certo tutt’altro che abituato ad inerpicarsi per sentieri difficili e a sopportare le fatiche e i disagi dell’ambiente montano, cammina con piede incerto e animo impaurito in luoghi che gli appaiono pericolosissimi, sostenuto e quasi trasportato di peso da un gruppo di montanari che, ossequienti e premurosi, probabilmente se la ridono sotto i baffi dia tanto spavento e di tanta apprensione. Sta recandosi, assieme al suo seguito, a vedere una stua costruita l’anno prima dall’imprenditore Giuseppe Rova nel vallone dei Risinei, sotto la località denominata Pezzon, nella parte nord-occidentale del Cansiglio.[2] Da oltre due mesi, infatti, va percorrendo il grande bosco per assolvere ad un incarico assai gravoso e difficile: verificare “sulla faccia stessa dei luoghi” le conseguenze del fallimento sin dalle prime battute di un progetto ambizioso e certo avventato, quello di mutare radicalmente la fisionomia colturale del Cansiglio, la più vasta foresta dello Stato, abbattendo i faggi che in gran prevalenza lo compongono per sostituirvi abeti ed altre piante resinose. (....)

*Il saggio è già stato pubblicato in “Ricerche di storia sociale e religiosa”, XXVI, 1997, 52, pp.75-106: ho qui aggiunto qualche integrazione e alcuni aggiornamenti bibliografici. L’appendice è inedita.

[1] Archivio di Stato di Venezia (ASV), Senato, Inquisitorato all’Arsenal, f. 15, Relazione 22 dicembre 1794 di Odoardo Collalto, all. B a scrittura 3 gennaio 1794 m.v. (more veneto: nel calendario veneziano l’anno inizia il 1° marzo, per cui i mesi di gennaio e febbraio sono gli ultimi dell’anno precedente) degli Inquisitori all’Arsenal  Zuanne Sagredo e Giacomo Diedo, a suo volta allegata a decreto 30 luglio 1795 del Senato. La relazione Collalto si trova anche in Biblioteca del Museo Correr, Venezia, ms. Cocogna 1324.

[2] Il Collalto indica la zona dove sorge la stua come la “più profonda valle che si ritrovi nel Pezzon”; la chiama “vallon dei Risinei” il sopraintendente ai boschi del Bellunese Giuseppe Urbano Pagani Cesa nella sua relazione al Reggimento dell’Arsenal del 15 giugno 1794 (ASV, Amministrazione forestale veneta, b. 84). Entrambi i toponimi sono ancora presenti nella cartografia odierna , individuando aree collocate sui due versanti della valle sottostante al villaggio di Spert, percorsa dal corso d’acqua  oggi denominato torrente Perosa, che va poi a congiungersi col torrente Runal. Fino a inizio Ottocento essa viene indicata come “Vallone di Vallorch” (così nella mappa del catasto napoleonico e nel Piano del bosco del Canseglio, disegno conservato nella Biblioteca civica di Trieste e riprodotto in Dai monti alla laguna. Produzione artigianale e artistica del Bellunese per la cantieristica veneziana, a cura di G.Caniato e M. Dal Borgo, Venezia, Stamperia di Venezia, 1988, pp.151-152), successivamente come “Val di Pezzon” (nella Carta topografica del Regno lombardo-veneto del 1833 e in quella della provincia di Belluno di Guernieri-Seiffert del 1866).

 

SOMMARIO

UN PROGETTO FALLITO    pag.   7

Il bosco del Cansiglio dopo la riforma veneziana del 1792

Appendice    pag. 63

LA RELAZIONE COLLALTO (1794)

(Archivio di Stato, Venezia, Senato, Inquisitorato all’Arsenal, f. 15)

(Biblioteca del Museo Correr, Venezia, Manoscritti Cicogna, 1324)

Nota    pag. 105