La Vizza di San Marco o Bosco di Somadida
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Il bosco di Somadida, bandito prima di quelli del Montello e del Cansiglio per riservarlo esclusivamente all’Arsenale, ha avuto grande importanza per Venezia, alla quale forniva le alberature delle navi d guerra. Questo volume fa la storia del bosco fra Quattrocento e Ottocento, con particolare attenzione alle intersezioni fra ambiti distinti ma fra loro strettamente connessi: le pratiche della costruzione navale, i criteri della gestione forestale, le questioni ambientali conseguenti allo sfruttamento del bosco, le tecniche del taglio e del trasporto delle grandi alberature, le modalità della lunga condotta dei tronchi prima per via di terra e poi per fluitazione sul Piave, i problemi economici e sociali delle popolazioni cadorine obbligate a farli giungere fino a Perarolo.
Adolfo di Bérenger considera il Bosco di Somadida (o Vizza di San Marco, Vizza di Cadore, Vizza d’Auronzo, Bosco della Guizza) assai prezioso per la qualità del legname d’abete, che definisce addirittura «superiore ad ogni altro in Europa»: ma, aggiunge, «poco giovevole alla Repubblica, almeno fino all’anno 1770, in cui soltanto fu costruita una strada carreggiabile col dispendio di 12.000 ducati, sostenuto dalla Comunità cadorina». L’osservazione del grande tecnico e studioso di cose forestali sulla scarsa utilità del bosco non è priva di fondamento, ma soltanto limitatamente al periodo successivo al 1730. In precedenza la Vizza di San Marco viene intensamente utilizzata, nonostante le difficoltà di trasporto del legname e la ritrosia delle comunità locali a farsene carico, costituendo la fonte principale per l’approvvigionamento delle piante da matadura, cioè per l’alberatura delle navi da guerra veneziane.
INDICE
Fonti archivistiche, p.4
Abbreviazioni, p.4
Misure, p.5
Appendice, p.145
Indice dei nomi, p.185
Indice dei luoghi, p.193