Candido Morassi e i progetti di riforma boschiva nelle alpi carniche tra Settecento e Ottocento
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Il volume ricostruisce le tappe del complesso processo di riforma e di ammodernamento di tutto il settore boschivo avviato dalla Repubblica di Venezia negli anni Novanta del Settecento con l'emanazione di una normativa organica e la costituzione di una 'azienda forestale' di tipo moderno. L'attenzione è focalizzata sulla montagna carnica, uno dei più estesi comprensori forestali delle Alpi orientali, e sulla figura di un tecnico boschivo, Candido Morassi, uno dei forestali più attivi e preparati. A lui si deve l'elaborazione di una massa imponente di documenti (censimenti, relazioni, prospetti, catastici, corredati per la prima volta da una cartografia omogenea) che non solo ci permettono una ricostruzione precisa e articolata dei boschi pubblici e comunali, ma ci riconducono anche al clima culturale e politico di quei decenni, alle tensioni e alle rivalità che contrassegnarono il dispiegarsi di indirizzi diversi nel nuovo governo dei boschi.
INTRODUZIONE
I decenni a cavallo tra ‘700 e ‘800 costituiscono una fase di svolta nell’amministrazione del patrimonio forestale del Veneto. Nei domini veneziani di terraferma venne avviata agli inizi degli anni Novanta una profonda riorganizzazione di tutto il comparto boschivo mobilitando e coinvolgendo uomini politici, intellettuali e studiosi. Si trattò di una serie di iniziative che, per tra contraddizioni, limiti e ristagni, rappresentò una delle riforme più avanzate della Repubblica: un progetto di politica forestale che aveva l’obiettivo di arginare il progressivo depauperamento del patrimonio boschivo e il degrado ambientale della montagna e della pianura, conseguenti ai massicci disboscamenti e ai tagli indiscriminati. Nuovi strumenti di controllo del territorio e un diverso sistema di gestione dei boschi erano resi necessari anche da ineludibili ragioni economiche, dal progressivo esaurirsi delle risorse e dalla sempre più pressante domanda di legname da opera, mentre lo sviluppo della selvicoltura, intesa come scienza autonoma, separata dalle discipline agrarie, era in grado di suggerire nuovi percorsi culturali e di offrire modelli scientifici per la coltura e la valorizzazione dei boschi pubblici. L’”azienda forestale” sopravvisse alla caduta della Repubblica e trovò un ulteriore assetto, anche giuridico e legislativo, con i provvedimenti emanati dal Governo francese durante il Regno d’Italia e nella successiva amministrazione austriaca.
In questo studio si è voluto ricostruire le tappe del complesso processo di riforma e ammodernamento di tutto il settore forestale, dal periodo veneziano ai primi decenni della cosiddetta Restaurazione. Si è ritenuto opportuno operare un restringimento dell’angolo di prospettiva, ponendo al centro dell’attenzione la montagna carnica – uno dei più estesi comprensori forestali nelle Alpi orientali – e la figura del tecnico boschivo Candido Morassi, sicuramente uno dei forestali più attivi e preparati di cui si avvalsero i dirigenti della amministrazione dei boschi, che durante il periodo austriaco erano in buona parte friulani, come Domenico Aita, Direttore del Demanio, Giovanni Battista Ellero e Giuseppe Boiani, ispettori generali. A Candido Morassi, e alla sua frnrtica attività, si deve l’elaborazione di una massa imponente di documenti (censimenti, relazioni, prospetti, catastici, corredati per la prima volta da una cartografia omogenea, rivisti aggiornati per circa trenta anni) che ci permettono non solo una ricostruzione precisa e articolata dei boschi pubblici e comunali, ma ci riconducono anche al clima culturale e politico più generale di quei decenni, alle tensioni e alla rivalità che contrassegnarono il dispiegarsi di indirizzi diversi nel nuovo governo dei boschi. Al tecnico carnico è dovuta la progettazione di un piano di riconversione produttiva che – in analogia con le iniziative intraprese già alla fine del ‘700 nella grande foresta del Cansiglio – prevedeva il taglio sistematico di buona parte delle faggete pubbliche con l’impianto con l’impianto di conifere (per diffusione naturale e poi per semine) e che venne parzialmente realizzato negli anni Venti, suscitando forti opposizioni e accesi dibattiti all’interno della direzione imperiale delle foreste. Naturalmente la scelta della impostazione del lavoro è stata orientata in questa direzione anche dalla particolarità delle fonti disponibili, sia da quelle depositate negli archivi di Stato di Venezia e di Udine e negli altri archivi pubblici, sia dall’eccezionale materiale documentario, quasi del tutto inesplorato, in parte conservato da Candido Morassi e dalla sua famiglia nell’archivio della casata, in parte depositato ancora nel “palazzo” della famiglia Micoli Toscano, una delle aziende forestali che operarono con successo tra ‘700 e ‘800.
INDICE
Abbreviazioni, misure e pesi
Introduzione
Furio Bianco
Candido Morassi e le questioni forestali nelle Alpi carniche fra ‘700 e ‘800
La casata Morassi Perit
Lo sfruttamento dei boschi e la questione forestale nel ‘700
Possesso collettivo, comunità e mercanti di legname
Candido Morassi e l’attività forestale
Cartografia I
Antonio Lazzarini
I boschi pubblici della Carnia e il progetto di Candido Morassi: dalla faggeta al “bosco negro”
Prima della riforma forestale veneziana
Candido Morassi assistente forestale e i boschi pubblici della Carnia
Il progetto: eleminare i faggi e sostituirvi abeti e larici
Guerre e occupazioni straniere: una forte pressione sui boschi pubblici
Il rilancio del progetto
L’opposizione al taglio e il dibattito
Le accuse di Swoboda: Morassi nella bufera
Elementi per un bilancio
Cartografia II
Appendici
Appendice I
Appendice II
Appendice III
Appendice IV
Appendice V
Appendice VI
Indice dei nomi